Violoni, presidente Ance Marche, sul superbonus: «Scadenze, costi e aziende nate ad hoc ma pronte a sparire: lo dico? Era meglio non averlo»

Violoni: «Superbonus? Era meglio non averlo»

Violoni, presidente Ance Marche, sul superbonus: «Scadenze, costi e aziende nate ad hoc ma pronte a sparire: lo dico? Era meglio non averlo»
Violoni, presidente Ance Marche, sul superbonus: «Scadenze, costi e aziende nate ad hoc ma pronte a sparire: lo dico? Era meglio non averlo»
di Massimiliano Viti
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 16:47

ANCONA - «Era meglio non averlo» riferito al Superbonus 110% sintetizza lo stato d’animo di Stefano Violoni, 40 anni, da nemmeno un mese presidente regione di Ance, l’associazione dei costruttori edili. Era meglio non averlo perché a suo modo di vedere è stata una misura che ha drogato il mercato dell’edilizia sotto molteplici aspetti, dai prezzi dei materiali, alla richiesta di manodopera, alla nascita di imprese “mordi e fuggi” e tanto altro ancora. Il malcontento dell’imprenditore di Altidona si è acuito con le nuove proposte comprese nella Legge di Bilancio, ora in discussione.
Come giudica le proposte del Governo sul Superbonus?

 
«Dannose. Per le imprese del settore e per il mercato del lavoro. E peggiorerà la situazione relativa al rincaro e all’irreperibilità dei materiali».
Le Marche più danneggiate di altre regioni?
«Non credo anche se nelle Marche il superbonus è legato al bonus sisma».
Ci spieghi perché le proposte sono dannose… 
«Per le imprese perché non riusciranno a completare i loro impegni entro le date fissate. Finora molti interventi sono andati a rilento per il caro prezzi che ha portato l’irreperibilità dei materiali. Interventi che ora sono a rischio di non essere completati per mancanza di tempo. In altri interventi, già contrattualizzati, l’impresa deve accollarsi il rialzo dei prezzi dei materiali. Ci sono delle aziende che hanno compiuto degli investimenti e ora rischiano di non finire in tempo perché non trovano i materiali. Spero almeno che vengano escluse dal provvedimento quelle imprese che hanno in mano un permesso per costruire. Sono situazioni in cui non ci troviamo di fronte solo a perdite enormi perché è a rischio la sopravvivenza dell’azienda stessa. Ma il danno è anche nel mercato del lavoro».
Ci faccia capire… 
«È semplice. Oggi le imprese sono alla ricerca di personale per far fronte a questo periodo di emergenza. Ma sappiamo già che tra un paio d’anni tutto finirà e le imprese saranno costrette a licenziare».
Quindi il superbonus ha drogato il mercato?
«Esattamente! Il Superbonus ha fatto nascere appositamente delle imprese, le cosiddette general contractor, alcune delle quali faranno “mordi e fuggi”. Tra qualche anno, nell’ipotesi di un controllo da parte dell’agenzia dell’entrate, queste società forse non esisteranno più ma ci saranno le imprese a cui è stata accollata la responsabilità solidale dell’operazione: subappaltatori, progettisti, ecc.».
Quali soluzioni a tutto ciò?
«Diverse. Ad esempio la scadenza non dovrebbe riguardare la fattura o il pagamento ma la presentazione del progetto. Inoltre, avendo tutti i requisiti di un finanziamento pubblico si dovrebbe applicare la normativa in vigore per questo tipo di operazioni, che premia imprese certificate, storiche, qualificate, ecc. Invece non è così. Ora speriamo in una proroga in blocco del Superbonus che, secondo il mio parere, doveva durare almeno 6-7 anni per essere incisivo».
Se dicessi che per lei sarebbe stato meglio non averlo il Superbonus, dico un’eresia?
«No. Era meglio non averlo, almeno eravamo a conoscenza della situazione del mercato. Avremmo lavorato sul sisma e sull’ordinario e avremmo fatto i conti su quello».
Caro prezzi, irreperibilità di materiali e aziende, imprese subappaltanti che bloccano i lavori alla richiesta di un maggiore compenso… 
«Le ultime proposte non possono fare altro che peggiorare la situazione.

Ora ci sono delle scadenze precise. È facile prevedere un ulteriore aumento dei materiali».


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