Marcinelle 66 anni dopo, Mattarella: «Il sacrificio dei migranti ha segnato l'identità dell'Italia». Ecco chi erano le vittime marchigiane

Marcinelle 66 anni dopo: ecco chi erano le vittime marchigiane. Oggi le celebrazioni
Marcinelle 66 anni dopo: ecco chi erano le vittime marchigiane. Oggi le celebrazioni
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 7 Agosto 2022, 19:20 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 12:51

Sessantasei anni fa 13 marchigiani hanno perso la vita a Marcinelle in una delle più grandi tragedie del lavoro e dell'emigrazione che si possa ricordare. L'8 agosto del 1956 nelle miniere del Bois du Cazier in Belgio, nel distretto carbonifero di Charleroi, il pozzo n 1,  fu devastato da una violentissima esplosione avvenuta nelle gallerie ad oltre mille metri di profondità. Morirono tra fiamme e fumo 262 minatori: di questi 136 erano italiani e tra loro 12 marchigiani. E oggi, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell'anniversario della tragedia di Marcinelle e della 21° Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, ha inviato un messaggio: «L'emigrazione dei nostri connazionali e il sacrificio che questa ha comportato hanno segnato l'identità dell'Italia e anche lo stesso processo d'integrazione europea. Le dolorose esperienze dei lavoratori migranti, maturate nei decenni precedenti il Trattato di Maastricht, hanno sollecitato la promozione dei diritti dei lavoratori al livello europeo, contribuendo alla creazione di un'Europa coesa, solidale, fondata anche su un pilastro sociale. In questo spirito, rinnovo ai familiari delle vittime di quella tragedia e di tutti gli altri episodi che hanno tristemente coinvolto i nostri connazionali in altri contesti, i sentimenti di solidale partecipazione al loro dolore e, a tutti gli italiani che lavorano all'estero, le espressioni della riconoscenza della comunità nazionale».


Ecco chi erano le vittime marchigiane:
 

Battocolo Rodolfo, anconetano, nato il 19/04/1908

Scortechini Davilio, di Cingoli, nato il 04/06/1914

Dezi Nicola, di Macerata, nato il 06/03/1930

Gabrielli Antonio, di Casteldelci, nato il 21/07/1915

Dionigi Edo, di Colbordolo, nato il 16/04/1924

Talamelli Filippo, di Fano, nato il 22/01/1918

Antonini Sisto, di Monteciccardo, nato il 07/08/1910

Palazzi Alvaro, di Monteciccardo, nato il 02/02/1922

Bianconi Giovanni, di Novafeltria, nato il 30/03/1927

Righetti Giuseppe, di Pesaro, nato il 13/01/1907

Pierani Giulio, di Petriano, nato il 11/04/1924

Molari Antonio, di S.

Agata Feltria, nato il 12/03/1930
 

Enrico Del Guasta, di Fossombrone, nato il 17/02/1920


 

Una catastrofe senza precedenti

Il pozzo di Marcinelle era in funzione dal 1830 e la catastrofe avvenne per le inadempienze dei proprietari che avevano omesso di migliorare le condizioni di sicurezza. I minatori italiani erano andati in Belgio bisognosi di lavoro e a seguito di un accordo firmato nell’immediato dopoguerra tra il Governo italiano, presieduto allora da Alcide De Gasperi, e il Governo belga, definito “accordo uomo-carbone” in base al quale, per ogni minatore, l’Italia avrebbe ricevuto 200 chili di carbone al giorno, necessari per la ricostruzione del Paese. L’impegno del Governo italiano era quello di inviare almeno 1.000 minatori a settimana nei cinque bacini carboniferi belgi. Molti furono coloro che aderirono alla chiamata.

Il pozzo di Marcinelle era tra i più insicuri e fu teatro della grande esplosione dell’8 agosto 1956. Per più di tre settimane i minatori superstiti e le forze di soccorso scesero nei cunicoli di quel pozzo per cercare di salvare eventuali superstiti ed estrarre i corpi dei minatori defunti. Nelle settimane successive alla tragedia, nelle località di origine delle vittime, autotreni belgi trasportarono le bare dei minatori morti a Marcinelle. Anche nelle Marche dodici bare vennero consegnate in varie località.


La maggior parte dei marchigiani che scelsero di emigrare in Belgio provenivano dal Pesarese, dove sorgeva la miniera di Perticara (nove dei minatori morti a Marcinelle erano infatti della provincia di Pesaro), o dall’entroterra anconetano, dove invece si trovava la Miniera di zolfo di Cabernardi.



 

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