Crisi dell'Autotrasporto
Persi 16 mila padroncini

Crisi dell'Autotrasporto Persi 16 mila padroncini
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Lunedì 30 Dicembre 2013, 15:34
ANCONA - Secondo Gilberto Gasparoni segretario di Confartigianato Trasporti & Logistica Marche tra il primo trimestre 2009 e il terzo trimestre 2013, cio dall'inizio della crisi a oggi, hanno chiuso in Italia quasi 16 mila imprese (-14,7%) del settore dell'autotrasporto merci. Lo rivelano i dati diffusi dalla Cgia. Attualmente, secondo Confartigianato sono attive poco meno di 93 mila aziende. Nelle Marche ci sono 4.100 imprese di autotrasporto iscritte all'Albo dopo la chiusura di circa 900 ditte con la perdita di oltre 3.500 posti di lavoro. Alle 93 mila realtà presenti sul nostro territorio nazionale vanno aggiunte almeno altre 40 mila attività prive di automezzi che svolgono un'attività di intermediazione.



Per l'occupazione del settore, afferma Elvio Marzocchi presidente di Confartigianato Trasporti & Logistica Marche, non ci sono dati puntuali sugli addetti: tenendo conto che nell'ultimo censimento Istat sulle Imprese il numero di addetti per impresa autotrasporto merci e' di 4,3 (anno 2011), la Cgia stima che in Italia siano occupate tra le 350-400.000 persone. Dall'inizio della crisi hanno dunque perso il posto di lavoro quasi 70 mila addetti e di questi come detto oltre 3.500 sono marchigiani, una debacle come se fossero stati licenziati i due terzi dei lavoratori del porto di Ancona.



A livello territoriale la regione che ha subito la contrazione piu' forte e' stata il Friuli Venezia Giulia con un - 20,7%. segue la Toscana (-19,1%), mentre nelle Marche la flessione è del 15,4%. In Italia si sono perse complessivamente 15.948 imprese. La crisi è evidente anche per la flessione delle merci da trasportare – 8% nel solo 2013 e -30% nel periodo 2009/2013. Secondo uno studio presentato dal Ministero dei Trasporti nel 2011, l'Italia presenta il costo di esercizio per chilometro piu' alto d'Europa: se da noi e' pari a 1,542€, in Austria e' di 1,466€, in Germania 1,346€, in Francia 1,321€. Ma in Slovenia e' di 1,232€, in Ungheria di 1,089€, in Polonia di 1,054€ e in Romania di 0,887€. Abbiamo i costi di esercizio più alti d'Europa - sottolinea Gasparoni di Confartigianato - per colpa di spese vertiginose e dei continui aumenti, delle assicurazioni, del gasolio, dei pedaggi autostradali e per il cabotaggio illegale, per l'eccessiva tassazione e per i ritardi nel pagamento dei servizi di trasporto, che strangolano le piccole imprese.



I vettori dell'est hanno imposto una guerra dei prezzi che sta strangolando molti piccoli padroncini. Pur di lavorare - conclude Marzocchi - si viaggia anche a 1,10-1,20€ al chilometro, mentre i trasportatori dell'Est, spesso in violazione del rispetto delle disposizioni in materia di cabotaggio stradale, possono permettersi tariffe attorno ai 90 centesimi al km. Con queste differenze non c'e' partita. Nonostante il legislatore abbia imposto i costi minimi, l'apertura del mercato italiano ai vettori dell'Est sta mettendo in seria difficoltà anche il nostro settore. In base agli aumenti registrati in questi anni, secondo la Confartigianato, tra il gennaio 2009 e lo scorso novembre, il prezzo alla pompa del gasolio per autotrazione e' aumentato del 55,7%. In Italia il prezzo del gasolio è il più caro tra tutti i 28 Paesi dell’Ue. Marzocchi, presidente di Confartigianato Trasporti, non esclude azioni forti se la situazione non cambierà nel 2014 con la vera attuazione degli accordi sottoscritti con il Governo. Siamo di fronte ad una vergognosa legalità che porta anche le aziende italiane a delocalizzare nei Paesi dove i controlli sono meno stringenti rispetto all'Italia, senza che l'UE intervenga.



Non vogliamo assistenzialismo ma legalità vera. Secondo Confartigianato questa crisi del settore comporta una crisi per l'intero sistema Paese. Servono controlli omogenei sui vettori esteri e rispetto delle regole ovunque, questo chiediamo al Governo e all'Europa.
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