Il “medico dei ponti” Paolo Franchetti è ormai uno degli ingegneri più ricercati d’Italia e non solo.
«Le prospettive sono di un’ulteriore impennata delle commesse anche per il traino dell’arrivo alle società e alle amministrazioni pubbliche dei fondi del Pnrr», spiega questo ingegnere veneto di 49 anni che nel 2013 ha fondato la società che porta il suo nome nel paese natio di Arzignano (Vicenza) sviluppando un business in anticipo sui tempi e anche sulle disgrazie come il crollo del Morandi: «Ormai siamo travolti dal lavoro, il tema del monitoraggio dei ponti è stato ignorato e ora si cerca di correre ai ripari, in Italia come all’estero».
Franchetti: Borsa è propulsore trasparente di crescita, pronti a M&A
E chiamano lui, l’ingegnere veneto che ha inventato software per tastare il polso alle opere infrastrutturali. Grazie ai propri sistemi e alle competenze accumulate in vent’anni di lavoro, la Franchetti Spa aiuta concessionarie e amministrazioni pubbliche a gestire e ottimizzare il monitoraggio e l’allocazione degli investimenti e degli interventi di manutenzione.
STRUMENTI
Con software avanzatissimi si progetta il monitoraggio, i sistemi di diagnosi, e grazie al proprio data base su oltre 40mila ponti, si trovano gli strumenti per la pianificazione degli interventi e l’ottimizzazione degli investimenti. Franchetti lavora con tutti i principali concessionari e pubbliche amministrazioni proprietarie delle infrastrutture, ma anche per fondi d’investimento specializzati. E oggi l’azienda di ingegneria vicentina quotata in Borsa da settembre da quasi 5 milioni di valore della produzione (il 40% all’estero, uffici anche in Brasile e Canada) e un risultato netto di 1,8 milioni (+ 80% sul 2021) con circa 70 addetti sta vivendo un’impennata di ordini arrivati a 22,6 milioni dai 20 milioni a fine 2022. Il frutto di un lavoro da pioniere. Franchetti, laurea in ingegneria all’università di Padova, dove capì che potevano esserci dei problemi per le infrastrutture. «Anche i ponti invecchiano, proprio come noi – racconta al telefono dall’estero – il cemento e l’acciaio si usurano, aumentano i carichi che devono sopportare. L’ho scoperto quando un mio professore dell’università, Claudio Modena, mi spedì a studiare il ponte sul Piave di San Donà, nel Veneziano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout