Migranti, dagli arrivi legali ai rimpatri veloci: il piano della Ue in 10 punti per contrastare l'emergenza

Le misure annunciate da von der Leyen: identificazioni più rapide per chi arriva

Migranti, dagli arrivi legali ai rimpatri veloci: il piano della Ue in 10 punti per contrastare l'emergenza
Migranti, dagli arrivi legali ai rimpatri veloci: il piano della Ue in 10 punti per contrastare l'emergenza
5 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Settembre 2023, 09:29

Nel decalogo messo in campo da Ursula von der Leyen ci sono promesse già fatte, iniziative esistenti ma da rafforzare, e scommesse future il cui successo dipende in parte dall’esecutivo Ue, e molto dall’ok dei governi. Ma stavolta c’è un impegno politico scandito da von der Leyen, che in ambienti governativi italiani è visto come una chiara vittoria: quando la presidente della Commissione dichiara che «dobbiamo decidere noi chi entra in Ue e in base a quali circostanze, di certo non i trafficanti», lo fa usando «espressioni da sempre tipiche di Giorgia Meloni». Ma vediamo i singoli punti degli impegni annunciati da von der Leyen. 

1) IDENTIFICAZIONI RAPIDE ALL’ARRIVO

Si promette un rafforzamento del sostegno dato all’Italia dai due organismi specializzati dell’Ue che si occupano di migrazione: l’Euaa, l’Agenzia per l’asilo, e Frontex, la Guardia di frontiera e costiera. I loro operatori sono, in realtà, già in prima linea a Lampedusa, ma von der Leyen assicura più aiuti per «gestire l’elevato numero di arrivi, la registrazione, la presa delle impronte digitali, la compilazione e l’invio dell’informativa alle autorità competenti».

2) TRASFERIMENTI UE DA LAMPEDUSA

Non è la prima volta che Bruxelles stacca assegni verso l’Italia per facilitare il trasferimento dei migranti fuori dall’isola, in particolare verso le strutture di accoglienza di altre regioni: a luglio aveva, ad esempio, già destinato 14 milioni supplementari per migliorare le condizioni dell’hotspot e organizzare i viaggi in aereo fino a dicembre, «in modo da garantire a tutti condizioni dignitose». In aggiunta, von der Leyen torna a fare appello alla solidarietà degli altri Stati Ue perché, nel quadro dei ricollocamenti volontari, accolgano alcuni migranti, in particolare i soggetti più vulnerabili come donne e bambini. La decisione rimane esclusivamente nelle mani degli altri governi Ue.

3) ACCORDI CON I PAESI D’ORIGINE PER I RIMPATRI

La presidente della Commissione ha incaricato uno dei suo vice, il greco Margaritis Schinas, di andare in Africa a negoziare con i Paesi di origine dei migranti sbarcati in queste settimane, «in particolare Guinea, Costa d’Avorio, Senegal e Burkina Faso, con l’obiettivo di facilitare i rimpatri». Il vero scoglio diplomatico da superare sarà l’indisponibilità di fondo di questi Stati a firmare accordi di rimpatrio. Von der Leyen ha anche promesso di incrementare il già esistente sostegno di Frontex, compresi training e formazione, per assicurare riammissioni più facili.

4) LOTTA AGLI SCAFISTI CON FRONTEX E EUROPOL

L’impegno è in linea con quello già preso al momento della firma del memorandum con la Tunisia, a luglio, cioè la prevenzione delle partenze unendo le forze nel contrasto dei trafficanti attraverso accordi operativi di natura tecnica con Tunisi anzitutto, ed eventualmente con altri partner africani.

5) SORVEGLIANZA AEREA E MISSIONE NAVALE UE

Il decalogo prevede più vigilanza in mare, soprattutto aerea, anche attraverso Frontex, e la fornitura supplementare di attrezzature e la formazione della Guardie costiera tunisina. Poi si rompe un tabù degli ultimi anni della politica Ue, dopo la fine dell’operazione Sophia, proponendo la valutazione «dell’estensione di missioni navali esistenti nel Mediterraneo». È una delle richieste più volte ribadite dal governo italiano, ma sul punto, e sul mandato effettivo della missione, l’ultima parola spetta agli Stati.

6) DISTRUGGERE LE BARCHE DEGLI SCAFISTI

Il piano Ue vuole smontare «la logistica degli scafisti, assicurando la distruzione di barconi e gommoni recuperati». È qualcosa che, in concreto, già avviene, ma in ambienti governativi si sottolinea il riconoscimento politico di un intervento su cui Meloni ha storicamente dato battaglia.

7) RESPINGIMENTI PIÙ VELOCI 

Aumentando il coinvolgimento degli addetti dell’agenzia Ue per l’asilo, le procedure di frontiera andranno accelerate e le domande di protezione manifestamente infondate andranno celermente rigettate, negando l’ingresso nell’Ue alla persona in questione. C’è però il rischio di ricorsi a catena.

8) CORRIDOI UMANITARI E PERCORSI DI ARRIVO LEGALI

I “corridoi umanitari” sono una via d’accesso sicura e legale nel territorio di uno Stato, in particolare destinata a persone vulnerabili che hanno così la possibilità di presentare la domanda di asilo una volta arrivati, e si affiancano ad altre modalità di arrivo come i “partenariati per i talenti”, per fare incontrare domanda e offerta di lavoro dei Paesi africani e di quelli Ue. Von der Leyen è tornata a dire che serve rilanciarli, anche nel quadro del futuro Patto, accanto a «campagne di informazione» per disincentivare i viaggi della speranza.

9) INCENTIVI PER I RITORNI VOLONTARI IN PATRIA

L’Ue lavora già al fianco dei due organismi Onu più attivi nel Mediterraneo, cioè Unhcr (l’agenzia per i rifugiati) e Oim (l’organizzazione internazionale per la migrazione), ma l’inquilina di palazzo Berlaymont si impegna ad aumentare la collaborazione di assistenza dei migranti lungo la rotta e i loro rimpatri volontari assistiti dai Paesi di transito. 

10) EROGAZIONE DEI FONDI ALLA TUNISIA

È il nodo più spinoso e riguarda l’esecuzione del memorandum sottoscritto con la Tunisia a luglio, che, a rigore, non è un documento giuridicamente vincolante per l’Ue (e in base al quale, comunque, il presidente Kaïs Saïed non si è impegnato a impedire le partenze): per von der Leyen va data «priorità alle azioni con impatto immediato per affrontare la situazione attuale e accelerare l’aggiudicazione di nuovi progetti».

I prestiti di circa 2 miliardi di dollari dell’Fmi sono al palo perché Tunisi non ha attuato le riforme a cui essi sono condizionati. Il pressing italiano, che si traduce in impegno della Commissione, è volto a sbloccare da subito quanto promesso dall’Ue: 250 milioni di euro che, però, dipendono dall’avanzamento di un lavoro tecnico che pure lato Tunisi non ha fatto passi avanti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA