Angelo Izzo, il mostro del Circeo: «Gli autori dei femminicidi? Sono dei miserabili. Io ho stuprato e ucciso donne ma era come rubare»

Angelo Izzo, il mostro del Circeo: «Gli autori dei femminicidi? Sono dei miserabili. Io ho stuprato e ucciso donne ma era come rubare»
Angelo Izzo, il mostro del Circeo: «Gli autori dei femminicidi? Sono dei miserabili. Io ho stuprato e ucciso donne ma era come rubare»
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Sabato 11 Novembre 2023, 10:57

Angelo Izzo sconta un doppio ergastolo per tre omicidi. Il mostro del Circeo divenne orribilmente famoso per aver ucciso la 19enne Rosaria Lopez ed aver stuprato e tentato di uccidere l'amica Rosaria Donatella Colasanti, ma la sua militanza criminale va oltre con stupri, rapine, evasioni compiute in vari periodi della sua vita. Il killer, la cui storia tornerà alla ribalta dal 25 novembre nella serie Rai "Circeo", ne parla in un'intervista con il Corriere della Sera.

Il massacro del Circeo ma non solo

Condannato all’ergastolo per l’omicidio della diciannovenne Rosaria Lopez (1975) assieme allo stupro e al tentato omicidio dell’amica di Rosaria Donatella Colasanti - sevizie condivise con Andrea Ghira e Gianni Guido - Izzo ottiene la semilibertà nel 2004. Mesi dopo, nella primavera del 2005, strangola Maria Carmela Linciano e la figlia quattordicenne Valentina Maiorano moglie e figlia di un ex affiliato della Sacra Corona Unita che seppellisce sotto un metro di terra e calce a Ferrazzano (Campobasso). È nuovamente arrestato e condannato a un secondo ergastolo.

«Gli autori dei femmincidi? Dei miserabili»


«Potrà sembrare assurdo ma considero gli autori dei femminicidi dei miserabili - dice - Mi danno idea di quei tipi che pigliano gli schiaffi al bar, poi vanno a casa e se la prendono con le loro donne, magari con i figli. Quando ero ragazzo ho commesso stupri e ho ucciso alcune donne ma l’ho fatto con lo stesso spirito con cui mi potevo impadronire di denaro o gioielli. Odio la società patriarcale. Chiunque mi conosce sa che non ho niente del misogino. Detto questo forse in un’età della mia vita sono stato un predatore».

Il codice del killer


«Credo di aver avuto sempre un mio personalissimo codice. Un tempo ero orgoglioso di essere stato un estremista di destra romano degli anni Settanta. Mi piacevano molto i marsigliesi di Albert Bergamelli e la “banda delle belve” di Paolo Oldofredi ma ora di quel mondo non c’è più niente.

Anche la malavita romana è finita. Deboli, drogati e sempre pronti a tradirsi. Non parliamo di camorristi e mafiosi. Sono gente che a parole dà un valore sacro al vincolo associativo, nella realtà fratelli di sangue si sgozzano per un malinteso o per una partita di droga, ci sono picciotti abbagliati dal denaro che cambiano continuamente bandiera, boss in rapporti con i servizi segreti. Per non sembrare un vecchio nostalgico di tempi e regole che magari esistevano solo nella mia testa devo dire che mi piacciono i cinesi e i nigeriani, ragazzi seri».

 L'omicidio di Rossella Corazzin

Izzo si è autoaccusato dell'omicidio della 17enne scomparsa nel Cadore (era il 1975), ma non tutti gli hanno creduto. «A premessa devo dire che non ho partecipato al rapimento né all’omicidio di Corazzin. Ne ho parlato nell’ambito di una confessione di una serie di reati fra cui parecchi omicidi. Comprendo che i giudici, a distanza di tanto tempo, hanno problemi a trovare riscontri. I miei eventuali coimputati, i vari Ghira, Viccei, Esposito, sono tutti deceduti. Quindi va bene così. Volevo mettere un punto per cominciare una vita diversa e avendo confessato tutto non sono più ricattabile da nessuno».

 L'amicizia con Abbruciati


«Ho imparato da tutti quelli che ho incontrato. Se però devo indicare un fratello maggiore credo sia un gangster romano della vecchia scuola: Danilo Abbruciati (tra i capi della banda della Magliana, ndr ) è stata la figura adulta che quando ero ragazzo mi ha insegnato, come dicono gli inglesi, grace under pressure , a sorridere della vita nei momenti difficili. L’amicizia per me è un sentimento fondamentale. Ho molti amici e anche amiche sia fuori che dentro. Loro sanno chi sono e il bene che gli voglio».

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