Rosso Piceno Doc, l’amaro in bocca: un decreto penalizzerà i produttori. Divieto di citare il Montepulciano sull’etichetta

E' guerra tra vini rossi di Marche e Abruzzo
E' guerra tra vini rossi di Marche e Abruzzo
di Mario Paci
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Giovedì 23 Novembre 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 12:28

ASCOLI - Con un colpo a sorpresa, il Cordisco, sinonimo del Montepulciano, è stato iscritto nel Registro nazionale della vite con decreto del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. La richiesta, accolta, era stata avanzata dai produttori di vino abruzzesi che in questa maniera però mettono nei pasticci i loro colleghi che producono Rosso Piceno.
  

Un comma, salva Montepulciano d’Abruzzo, inserito nel decreto vieta di fatto l’uso del nome di un vitigno laddove le uve sono prodotte nello stesso areale in cui una Doc o Docg porta il nome del medesimo vitigno.

Dall’altra parte del Tronto, però, si rivendica l’esclusiva del nome del vitigno. Il Rosso Piceno è infatti composto per l’85% da Montepulciano. E diventa quindi paradossale che all’atto della descrizione dei vitigni, che sono alla base dei disciplinari, dove il Montepulciano può arrivare fino all’85%, si dovrebbe glissare come generico vitigno a bacca rossa. Tra l’altro, il decreto ammetterebbe solo una descrizione generica, in maniera discorsiva e senza evidenziazioni di carattere e non campeggerebbe di fianco al nome della denominazione. Quindi la possibilità di ravvisare concorrenze o confusione è praticamente azzerata e il tentativo dell’utilizzo del sinonimo Cordisco, di cui non si rileva traccia nei disciplinari, alimenta solo confusione.«È un’ingiustizia che combatteremo fino all’ultimo - tuona la produttrice Angela Velenosi - Questa mossa a chi è servita, forse ai produttori abruzzesi a risolvere i loro problemi? Il Montepulciano è previsto fin dal 1966 dal disciplinare del Rosso Piceno Doc e non vedo perché dovrei rinunciare all’utilizzo di questo termine. Tutto ciò che è stato deciso è assurdo e paradossale». Per questo motivo Velenosi chiama a raccolta tutti i produttori di vino locali in questa crociata. Il marchio Doc è un fattore di competitività e questo dovrebbe valere per tutti. In virtù delle sempre più rigorose direttive europee in materia di etichette trasparenti, non si può non riportare la composizione del contenuto delle bottiglie. 

Il retrogusto del blitz
 

Cosa fare ora? Poichè il decreto suona come un blitz per i produttori di vino piceni è necessario che anche la politica si muova. Finora hanno prevalso gli interessi abruzzesi ma la partita è ancora aperta. Il Piceno può contare su una pattuglia di sette parlamentari, di un governatore (Acquaroli) e di un sindaco (Fioravanti) dello stesso colore politico del ministro Lollobrigida (anche se il governatore abruzzese Marsilio lo è). Come recita un adagio, il Rosso Piceno è la poesia della terra. Va difeso. 

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