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ANCONA «Dalla fine di ottobre la Lega Pro scenderà in campo alle 12.30 e alle 14.30». Così parlava il presidente della Serie C Francesco Ghirelli, non più tardi di un mese fa annunciando la “storica” rivoluzione per far fronte ai rincari e al caro-bollette che, tra gli altri, stavano colpendo duramente anche le società sportive. Alla fine la rivoluzione potrebbe pure esserci, ma non sarà imposta dall’alto bensì a discrezione dei singoli club. È questa la più importante novità - un parziale dietrofront se così si vuol intendere - emersa dall’ultima assemblea di Lega.
Una mossa che potrebbe, tuttavia, creare un po’ di confusione in quanto, come si evince, permetterà di modificare quasi a piacimento gli orari già delineati da qui al 23 dicembre (le fasce tradizionalmente designate al campionato, per il sabato e la domenica, sono quelle delle 14.30, 17.30 e le 21.00 con il posticipo del lunedì in diretta Raisport alle 20.30). Una sorta di toppa arrivata per non scontentare nessuno, né chi era favorevole all’anticipo del calcio d’inizio né chi non sentiva questa necessità al fine di tutelare i propri tifosi.
Le modalità di cambio
La Lega Pro, in questa fase sperimentale, sta sensibilizzando i presidenti a sposare l’idea delle 12.30 (solo per la domenica) e delle 14.30 (sabato e domenica) abbandonando così gli altri orari ad eccezione di quelli imposti dalle esigenze televisive. In questo senso, mediante una circolare inviata a tutte le formazioni, l’organo federale ha delineato le modalità di spostamento.
«Una scelta di buonsenso»
«È una scelta di buonsenso quella di lasciare libera facoltà ai club in quanto, ognuno, ha le proprie esigenze da bilanciare - ha spiegato l’amministratore delegato dell’Ancona Roberta Nocelli -. Noi, da parte nostra, cercheremo anzitutto di andare incontro ai nostri tifosi per garantire il più possibile il loro coinvolgimento. Sono fasi delicate a livello globale, bisogna contemperare tutti gli interessi in campo». Sulla stessa linea d’onda il presidente della Vis Pesaro Mauro Bosco, membro anche del Direttivo di Lega Pro: «Ritengo sia la cosa migliore quella di favorire la scelta alle società. È normale che ci debba essere un incentivo all’anticipo ma esistono situazioni profondamente diverse da loro da rendere complicato uniformarsi globalmente. In alcuni stadi i costi sono interamente a carico dei Comuni, in altri no. Senza contare il discorso legato alla presenza dei supporter. Se anticipare una partita significa risparmiare sulla bolletta ma perdere sostenitori, e quindi ricavi da botteghino, è normale che si facciano apposite valutazioni. La strada intrapresa è quella giusta».
«Le 14.30 giusto compromesso»
Per Josè Cianni, direttore tecnico della Recanatese al primo anno di C, bisogna salvaguardare il calcio come bene della gente: «La cosa primaria è permettere alle persone di venire allo stadio. Il passaggio alle 12.30 deve avvenire gradualmente, non può essere immediato perché non siamo ancora pronti. Diciamo che le 14.30 sono il giusto compromesso che più ci avvicina al calcio di una volta inclusivo e popolare, in particolare la domenica. La notturna è sempre affascinante a patto, però, che non diventi una regola. Siamo stati a lungo con gli stadi vuoti, è un incubo che non dimenticheremo mai. Quando si dice che questo è uno sport della gente lo si dice con cognizione di causa, ogni scelta che salvaguardi il tifoso deve essere difesa». Analogo pensiero quello del direttore generale della Fermana Andrea Tubaldi: «Giocare alle 14.30 rimane un’ottima via di mezzo per le società, vista la situazione, e per i tifosi. La risposta di questi ultimi è fondamentale, non possiamo pensare ad un pallone senza la di loro soprattutto nelle nostre categorie. Casomai si potrebbe discutere in termini di contributi di sostenere maggiormente, anche in piccola parte, la terza serie nazionale da parte delle categorie superiori che hanno introiti decisamente maggiori rispetto ai nostri». Sarà la parola fine sulla vicenda o arriveranno nuove variazioni, per rimanere in argomento, sul tema?
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Corriere Adriatico