PORTO SAN GIORGIO - Sarà un’estate a tutto reggaeton quella del Le Gall di Porto San Giorgio. E già da oltre una settimana fervono i preparativi per il...
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Reggaeton, di cosa parliamo?
«È un genere che affonda le proprie radici nel mondo ispanico, è un trend musicale che sta dilagando a livello mondiale. Lo capisci quando vedi che si muovono investimenti milionari in una certa direzione, che hanno fatto diventare il prodotto reggaeton un prodotto commerciale».
Cosa intende? Può spiegare meglio?
«Tutti gli artisti portoricani fra cui Ozuna, Daddy Yankee, Nicky Jam sono sotto queste etichette che stanno chiudendo contratti da 100 milioni di euro per ogni uscita di ogni disco. Ho rivisto dinamiche che erano già successe ad esempio con Madonna o con gli U2, tutti i nomi che noi conoscevamo quando eravamo un po’ più ragazzini. Così ora gli artisti del reggaeton hanno la forza delle etichette dietro e credo che per i prossimi 4-5 anni continuerà ad essere questo il trend che andrà per la maggiore».
E anche in Italia questo genere ha ormai attecchito molto?
«La potenza di questo filone è arrivato anche in Italia è già c’è da oltre 4 anni e adesso è il cuore di questo prodotto. Se parliamo di club, la musica che piace di più in questo momento. Adesso è un successo a 360 gradi e soprattutto piace alle donne. È ovvio che tutti i proprietari dei locali e gli organizzatori vogliono al presenza di pubblico femminile, quando ci sono il locale... tira. In questo momento il prodotto è fortissimo e non sento produzioni importanti che si accavallano a questa onda. Cioè non ci sono nomi significativi ed etichette che stanno spingendo per fare altro».
Il suo format Senorita e gli altri che vanno per la maggiore come Mamacita e Vida Loca, sono partiti tutti dalla stessa zona, come mai?
«Esatto, le origini dei maggiori format italiani che propongono questo genere di spettacolo sono comuni. Diciamo che noi come brand nasciamo tutti dalle stesse organizzazioni. È partito tutto da locali in Veneto. All’inizio è stata una vera e propria scommessa. Comunque a proporre questo format non solo a livello nazionale, ma da qualche tempo anche in Europa, siamo in pochi. Ora il lockdown ci ha bloccato, ma stiamo cercando di recuperare il tempo perso e al Le Gall daremo dimostrazione di quello che sappiamo fare in tempo di coinvolgimento». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico