L'anconetano Spadò star eclettica a Parigi negli anni Trenta, fu un grande ballerino, un eccellente pittore, un regista e un insospettabile agente per la Résistance

Il ballerino, attore e pittore anconetano Alberto Spadolini, detto Spadò, e Liane Daydé, étoile dell’Opéra di Parigi nel 1955
ANCONA - L’anno prossimo si celebra il 50° anniversario della morte di Alberto Spadolini, artista anconetano dalla carriera poliforme ed eclettica. Soprannominato,...

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ANCONA - L’anno prossimo si celebra il 50° anniversario della morte di Alberto Spadolini, artista anconetano dalla carriera poliforme ed eclettica. Soprannominato, in Francia, “Spadò”, fu una star nella Parigi degli anni Trenta, un grande danzatore, un eccellente pittore, un regista e un insospettabile agente per la Résistance. Di fatto, rimangono indecifrabili le sue presenze in Algeria o in Vietnam nei giorni della battaglia di Dien-Bien-Fu. 

 
Il genio
Una vita geniale e leggendaria. Artista raffinato frequenterà uomini di cultura e il jet set internazionale a fianco delle donne più affascinanti del momento. Rischiava di rimanere un fantasma se Marco Travaglini, suo nipote, non avesse trovato in una soffitta in via Medaglia d’oro a Fermo fotografie e documenti in un baule. Piccole tracce che con caparbia ha messo insieme contestualizzandole nel vivace paesaggio culturale e sociale della Parigi degli anni ’30, ’40 e Cinquanta.

Aiutato da storici dell’arte come Stefano Papetti, Riccardo Gresta, Enzo Dall’Ara ha trasformato il tutto in un archivio e comunicato Spadolini attraverso mostre, libri, perfino in un documentario firmato da Riccardo De Angelis e Romeo Marconi. Girato ad Ancona, Fermo, Porto Sant’Elpidio e Gardone Riviera è stato ad aprile scorso tra i film selezionati alla prestigiosa 16esima edizione del Los Angeles-Italia Film Fashion and Art Festival. Un successo quasi prevedibile. Perché è impossibile leggere la biografia di Alberto Spadolini senza appassionarsi.

Le decorazioni
Spadolini nato nel 1907 ad Ancona, iniziò come decoratore al Vittoriale e fu amico di D’Annunzio; entrò nel Teatro degli Indipendenti di Bragaglia, chiuso da Mussolini, punto di riferimento delle avanguardie artistiche italiane ed entrò in contatto con De Chirico, Moravia e il maceratese Ivo Pannaggi. Emigrò a Parigi ed in breve tempo diventò danzatore anche questa volta per caso. Fu notato da un impresario che lo aveva visto ballare mentre dipingeva affreschi in una villa sulla Costa Azzurra.

Fu coreografo apprezzatissimo da Maurice Ravel, un regista con Django Reinhard, un attore con Jean Marais e Jean Gabin, un cantante con Mistinguett. Fu amante di Josephine Baker con cui si esibì a Parigi e a Londra. Vantò amici “speciali” come il principe Felix Yussupov, l’assassino del monaco Raspuntin, frequentò Roberto Rossellini, Jean Renoir, Marlene Dietrich. 


La scomparsa


Anche la sua morte cela un mistero. Muore per malattia a 65 anni il 17 dicembre 1972 ma la sua famiglia è avvertita tre giorni dopo e nel frattempo fu svaligiato il suo appartamento degli Champs-Elysées. Spariscono documenti, fotografie, dipinti. Per chi vuole approfondire, è disponibile sul sito www.alberspadolini.it, l’e-book “Alberto Spadolini. Arte & Spionaggio” scritto da Travaglini con Angelo Chiaretti, ispettore onorario dei Beni culturali, e Andrée Lotey, docente di Letteratura Francese a Montréal. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico