Pesaro, in 20 minuti 30 telefonate, il giudice è inflessibile: «È stalking»

Pesaro, in 20 minuti 30 telefonate, il giudice è inflessibile: «È stalking»
PESARO -  Oltre trenta telefonate in venti minuti, finisce a processo per molestie e disturbo alle persone. Il caso è stato portato davanti al tribunale monocratico di...

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PESARO -  Oltre trenta telefonate in venti minuti, finisce a processo per molestie e disturbo alle persone. Il caso è stato portato davanti al tribunale monocratico di Pesaro ieri mattina. Una storia che parte da lontano perché l’imputato aveva già ricevuto una condanna per stalking/atti persecutori qualche mese fa. In pratica dopo la fine della storia con la sua ex, non accettava il fatto di non poterla più vedere o sentire. 


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Così i suoi comportamenti insistenti, le telefonate e i messaggi hanno fatto scattare la denuncia per stalking. Un processo andato avanti tra escussione di testi e acquisizione di tabulati telefonici fino alla sentenza in cui il pesarese cinquantenne aveva riportato una condanna a otto mesi. Nel frattempo la ragazza aveva trovato un nuovo fidanzato e iniziato una nuova storia. 

Ed è proprio in questo lasso di tempo che si consuma il nuovo capitolo, tanto che per l’imputato si parla di continuazione. «Tutto nasce dal fatto che il nuovo ragazzo compose il numero dell’ex, così fu richiamato per ben 35 volte nell’arco di una ventina di minuti – spiega l’avvocato Gianluca Sanchini del foro di Urbino – tutto questo da numero sconosciuto. La cosa non è finita lì tanto che il ragazzo ha sporto denuncia e siamo qui a discutere di un capo di imputazione relativo all’articolo 660, ovvero molestie». 

Nel capo di imputazione si parla di “petulanza” e di “disegno criminoso”. Ma anche che “per biasimevole motivo, recava molestia e disturbo”. Ieri mattina si è celebrata l’udienza di fronte al giudice monocratico. 

«Il mio assistito è stato ammesso all’oblazione nonostante le varie opposizioni – spiega l’avvocato Sanchini – siamo molto soddisfatti perché è un episodio isolato». L’oblazione è un rito alternativo al giudizio penale mediante il quale, con il pagamento di una somma di denaro prestabilita, si estingue un “particolare” reato contravvenzionale. «Nel frattempo ricorreremo in appello per quanto riguarda il primo processo per stalking – chiude Sanchini – abbiamo ottimi elementi per ritenere che si possa rivedere l’intero caso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico