Pesaro, il braccio è quasi tranciato dalla motosega: 6 ore per riattaccarlo

L'ospedale di Torrette
ANCONA -  Sei ore di intervento. In gioco il braccio di un paziente, con la difficoltà di dover riattaccare un braccio quasi amputato. Sabato mattina un operaio di 52...

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ANCONA -  Sei ore di intervento. In gioco il braccio di un paziente, con la difficoltà di dover riattaccare un braccio quasi amputato. Sabato mattina un operaio di 52 anni, il pesarese Stefano Arduini, è rimasto vittima di un grave infortunio sul lavoro. Stava lavorando su una sega elettrica alla EuroIprem, ma il suo avambraccio è finito risucchiato ed è rimasto intrappolato nel macchinario da lavoro. Un taglio profondissimo, con il braccio quasi amputato. Poi la corsa all’ospedale di Torrette di Ancona diretto da Aldo Salvi con l’eliambulanza. Qui sono intervenuti i medici della Struttura Operativa Dipartimentale Complessa di Chirurgia Ricostruttiva e Chirurgia della Mano diretta da Michele Riccio. L’arto è stato reimpiantato in 6 ore dall’evento traumatico. L’intervento in collaborazione pluridisciplinare si è svolto in due fasi: nella prima fase ortopedica si proceduto al riallineamento e ricongiungimento delle ossa dell’avambraccio con placche e viti in titanio ed è stata condotta da Cesare Castellani e della Sod di Ortopedia diretta da Raffaele Pascarella. Nella seconda fase microchirurgica si è proceduto al riallacciamento arterioso e venoso del segmento di avambraccio e mano amputati, eseguita mediante suture arteriose dirette e ponteggi venosi. Dopo il tempo vascolare si è proceduto al delicato “ricongiungimento” di tutti i nervi e muscoli recisi dell’arto. Questa fase di microchirurgia plastica è stata condotta e portata a termine da Andrea Marchesini e da Pierfrancesco Pugliese chirurghi Plastici della Sod di Chirurgia Ricostruttiva e Chirurgia della Mano.

L’intervento chirurgico, eseguito nei tempi richiesti dal tipo di trauma, è stato reso possibile dalla puntuale e contemporanea coordinazione dei team ortopedico e plastico-microchirurgico, e dal fondamentale supporto anestesiologico di Luca Pecora e Mariella Donati che hanno mantenuto stabili i parametri vitali del paziente. A 48 ore dal trauma l’arto è ancora vascolarizzato. La prudenza è obbligatoria e i medici non vogliono comunque sciogliere la prognosi. Per il dottore Paolo Pangrazi, Sod Chirurgia Ricostruttiva e Chirurgia della Mano «è stata operazione delicatissima e complessa soprattutto dal punto di vista vascolare. Abbiamo ricomposto arterie da 4 mm di diametro fino alle piccole vene. La mano ora è calda e il paziente non sente dolore. Siamo molto soddisfatti». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico