Pergola, delitto Bellucci ultimo atto Ciccolini punterà tutto sull'infermità

A sinistra Vittorio Ciccolini, a destra Lucia Bellucci
PERGOLA - Ultimo grado di giudizio e cambio di strategia. Vittorio Ciccolini, 48 anni, avvocato, reo confesso dell’omicidio di Lucia Bellucci, 31 anni, originaria di...

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PERGOLA - Ultimo grado di giudizio e cambio di strategia. Vittorio Ciccolini, 48 anni, avvocato, reo confesso dell’omicidio di Lucia Bellucci, 31 anni, originaria di Pergola, estetista, uccisa il 9 agosto 2013 in provincia di Trento, affronterà la Cassazione con una memoria di 52 pagine depositata dall’avvocato Emanuele Fragasso Junior. Gli ermellini si esprimeranno nella prima decade di febbraio. E nel ricorso il medico curante Ciccolini sottolinea che soffriva di un “disturbo ossessivo compulsivo”. Gioca quindi la carta dell’infermità mentale per giustificare il femminicidio e tentare di ridurre i 30 anni inflitti in primo grado e confermati in appello.


Per il medico curante, nelle pagine depositate, Ciccolini presentava “un grave problema di ansia di separazione che limitavano la consapevolezza e la capacità di determinarsi”. E ancora si accenna alla mancanza di sonno, ma persino al fatto che Ciccolini, dopo l’omicidio, pensava che Lucia fosse viva. Lo aveva confidato al medico. Circostanze su cui verte  il ricorso perché configurerebbero “uno stato confusionale inconciliabile con la lucidità a cui si riferisce la sentenza e confutano la piena capacità dell’imputato. Elementi idonei a integrare un ragionevole dubbio sulla capacità di intendere e di volere”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico