Green pass ai no-vax, nei guai anche 6 pesaresi. Tra questi una minorenne e una procacciatrice fanese di clienti

Un Green pass, foto generica
CAGLI -  L’indagine, avviata a ottobre dai Carabinieri del Nas di Bologna e coordinata dalla Procura di Rimini, scaturita da una segnalazione dell’Ausl di Rimini...

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CAGLI -  L’indagine, avviata a ottobre dai Carabinieri del Nas di Bologna e coordinata dalla Procura di Rimini, scaturita da una segnalazione dell’Ausl di Rimini da cui emergevano anomalie sul conto di un dentista e medico di medicina generale vaccinatore, convenzionato con l’Ausl della Romagna, tocca anche l’entroterra pesarese e va a planare, nei comuni di Cagli. Acqualagna e Apecchio. Almeno sei i “furbetti” del “Green pass rafforzato” provenienti da queste zone, tra cui una fanese ritenuta procacciatrice di soggetti interessati. 

 

La falsa attestazione della somministrazione del vaccino anti Covid veniva acquistata, come si evidenzia dal comunicato dei Nas a moneta sonante, 250 euro l’uno. Ben 5 dei 6 “furbetti”, eccetto quello di Apecchio, hanno deciso, come patrocinati, di nominare il penalista Salvatore Asole dello studio “Asole & Mango” di Fermignano. Tra questi 4 hanno un’età che si attesta poco sopra i 40 anni, mentre una è minorenne. Due son imprenditori agricoli: la cosiddetta procacciatrice ed il compagno di Riccione. Alla donna è stato sequestrato il proprio cellulare e hanno perquisito l’abitazione. Applicata la misura cautelare dell’obbligo di firma quotidiana alla PG. Altre due sono imprenditrici commerciali e la minorenne è figlia di una di queste impresarie. 

Ebbene occorrerà, ora, dimostrare se tutti gli indagati hanno cercato e trovato il medico compiacente per farsi rilasciare finte esenzioni al vaccino o si sono avvalsi dell’intermediazione che hanno, poi trovato, nell’imprenditrice agricola in nome del dio denaro. Per quattro di loro non c’è nessuna misura cautelare né sequestri di cellulare. Tutti sono indagati per lo stesso reato: concorso in corruzione e concorso in formazione di atto falso. Il quadro indiziario è sorretto da intercettazioni ambientali, telefoniche e fotografie all’interno dello studio del medico. «In ordine alla contestazione al tipo di reato – ha rimarcato il penalista Salvatore Asole – due cose mi va da dichiarare: uno, intanto l’atto lo forma il medico; due, quando c’è corruzione si presume un contatto diretto con il corrotto ma quattro di queste persone che difendo non hanno mai avuto contatti diretti con il medico ma, attenzione, solo con la procacciatrice». 



Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche a sfavore di altre persone che potrebbero, attraverso gli interrogatori dei 5, cadere nella rete delle false attestazioni della somministrazione del vaccino anti-Covid mediante inserimento dei dati nella piattaforma informativa vaccinale regionale, in realtà mai avvenuta al fine di far loro ottenere il Green Pass. Come dire: mancanza assoluta di etica.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico