PESARO - «Marche Nord ha avuto la prima ondata e soprattutto quella numericamente più cospicua, con il 40 per cento dei positivi registrati su tutto il territorio...
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«Certamente il caso pesarese resta a sé. Con un picco di infetti simile a quelli della Lombardia. Alcuni eventi che si sono tenuti a Pesaro, proprio a ridosso dell’esplosione dei primi casi a Codogno e nel Nord Italia, penso fra tutti alle Final eight, hanno avuto, molto probabilmente, una parte decisiva poi nell’evolversi dell’epidemia».
Molti per esempio arrivavano già con sofferenza renale e quindi gravissimi e la maggior parte di questi non ce l’hanno fatta. Il quadro è completamente cambiato già dopo le prime settimane, quando in maniera più capillare sono stati usati la clorochina e lo clexane, nei tempi giusti per aggredire il virus. Giorni decisivi che hanno permesso di salvare molte vite. Ora soprattutto all’arrivo in rianimazione i pazienti non presentano, per lo più, i quadri gravissimi che si registravano all’inizio. Ancona, in particolare, ha avuto due settimane di vantaggio rispetto a noi, due settimane decisive soprattutto per la presa in carico del paziente nei tempi e nei modi giusti, mentre da noi, dal 26 febbraio in poi, abbiamo avuto uno tsunami. Senza dimenticare che i numeri sono comunque diversi. Per le terapie - sottolinea il primario Tempesta - Marche Nord ha un suo protocollo composto da diversi specialisti. Un gruppo che lavora esclusivamente ai piani terapeutici contro il virus, che si aggiorna costantemente e sta in contatto con importanti strutture nazionali. Per esempio Marche Nord ha iniziato con la terapia della clorochina e il clexane, quella che sta dando più risultati, insieme ai sanitari dell’ospedale di Bologna, studiando dosi specifiche e tempi. Accanto a questa sperimentazione ovviamente affianchiamo anche tutte le altre, un lavoro in itinere visto che il virus, soprattutto nelle prime settimane, era per lo più sconosciuto.
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Corriere Adriatico