Per il casello di Fano Nord la Regione supera un'inerzia durata quattro anni

Il tratto fanese dell'A14
FANO - Una decisa accelerazione per passare dalle parole ai fatti, superando un’inerzia decisionale che si trascina da quattro anni. È quella che ha dato la Regione...

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FANO - Una decisa accelerazione per passare dalle parole ai fatti, superando un’inerzia decisionale che si trascina da quattro anni. È quella che ha dato la Regione Marche alla questione del casello di Fano Nord, opera complementare della terza corsia dell’A14 che il Ministero dell’ambiente ha bocciato nel 2015 con parere negativo anche del Ministero per i beni e delle attività culturali.

 

L’incontro a Roma
«Con il presidente della Regione Acquaroli abbiamo incontrato l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia per definire alcune questioni sospese legate alla terza corsia nelle Marche - sottolinea l’assessore regionale alle infrastrutture Francesco Baldelli -, tra queste di grande importanza per noi è il casello di Fano Nord che per l’assetto della viabilità verso Pesaro ha anche una valore di variante all’Adriatica».

La missione a Roma si è conclusa con l’impegno per la convocazione nelle prossime settimane di un tavolo tecnico, allargato ad altri enti interessati, per trovare una soluzione operativa per gli svincoli di Fano Nord e di Val Potenza.

La sentenza del Tar
Sul casello previsto a Fenile ogni determinazione è bloccata dal gennaio 2017 quando è stata pubblicata la sentenza del Tribunale amministrativo delle Marche che ha respinto il ricorso del Comune di Fano contro il diniego ministeriale della compatibilità ambientale. Il Tar ha giudicato legittime e ponderate le valutazioni di carattere ambientale, urbanistico e di viabilità addotte dal Ministero dell’ambiente per il suo giudizio negativo. Pertanto, da lì si dovrà ripartire.

Nel colloquio romano si è dato per scontato che la nuova progettazione debba riguardare un casellino, ovvero uno svincolo ridotto con un minore impatto su tutte le criticità sollevate dal precedente progetto, un’opera monodirezionale verso Nord così da risultare speculare all’analogo casellino di Pesaro Sud, che società Autostrade costruirà a Santa Veneranda con ingresso obbligato in direzione di Fano.

Alternativa all'Adriatica
Una siffatta concezione delle due opere compensative rende evidente come l’autostrada nel tratto tra Pesaro e Fano possa diventare un’alternativa all’asfittico collegamento tra le due città offerto dalla statale Adriatica litoranea, congestionata particolarmente d’estate per l’afflusso alle spiagge.

Non a caso sul casellino punta come priorità viaria l’amministrazione comunale di Fano, a integrazione del completamento dell’interquartieri fino a Gimarra. La digitalizzazione dei varchi dell’A14 renderebbe possibile anche la liberalizzazione del pedaggio nel tratto in questione così da valorizzarne questa funzione accessoria.

Opera a carico di società Autostrade
Il casellino è ritenuto un’opera a carico di Autostrade, come risulta anche dalla convenzione firmata con Comune, Provincia e Regione nel 2016, per un onere di 14 milioni corrispondente alla differenza tra la stima delle opere compensative inizialmente concordate e quella delle opere realizzate, per quanto la formulazione dell’impegno riferito “all’esito del ricorso” del Comune è equivoca visto che tale ricorso ha avuto un esito negativo.

Gli oneri controversi
Più controversa appare la questione relativa all’onere di Autostrade per l’Italia per la progettazione della complanare verso Pesaro e al protocollo per la sua costruzione da stipulare tra la stessa società, il Ministero delle infrastrutture, Anas e gli enti territoriali.

Tali prescrizioni erano chiaramente richiamate nel decreto ministeriale del 2006 che perfezionava l’intesa tra Stato e Regione Marche sulla terza corsia dell’A14 ma erano assenti nell’analogo provvedimento del Ministero del 2014 riferito alle opere complementari. Tuttavia, quest’ultimo decreto non comprendeva neppure il casello di Fano Nord, bocciato l’anno seguente, come se esso specificasse e non sostituisse l’atto di 8 anni prima, che quindi resterebbe valido.

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Corriere Adriatico