L'INTERVISTA FERMO Tutto, o quasi, come tre anni fa. Poco è cambiato da

L'INTERVISTA FERMO Tutto, o quasi, come tre anni fa. Poco è cambiato da
L'INTERVISTA FERMO Tutto, o quasi, come tre anni fa. Poco è cambiato da agosto 2016. Tra emergenze prorogate e una ricostruzione ferma al palo, il tempo sembra essersi fermato....

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L'INTERVISTA
FERMO Tutto, o quasi, come tre anni fa. Poco è cambiato da agosto 2016. Tra emergenze prorogate e una ricostruzione ferma al palo, il tempo sembra essersi fermato. Nel frattempo, tre commissari straordinari si sono dati il cambio. L'attuale è Piero Farabollini, in carica da un anno.

A che punto siamo?
«Un anno può sembrare tanto ma non lo è, perché ci sono norme che ci obbligano a riflettere attentamente, in modo che siano applicabili e utili a un territorio vastissimo, com'è quello interessato dal terremoto. Con tantissimi edifici con caratteristiche differenti, serve una norma che vada a ragionare anche sulle diversità».
Da fuori tutto sembra fermo. E la colpa ricade sul commissario.
«Fa da parafulmine. È il capro espiatorio di una lentezza burocratica introdotta con la 189, la legge ordinaria nata nel 2016, che non dà al commissario poteri speciali. Una scelta fatta perché l'entità della devastazione non permetteva di ragionare in termini di deroghe. Farlo, è possibile in un caso specifico come il ponte Morandi, ma non per un evento che ha coinvolto quattro regioni. E, a tre anni dal terremoto, pensare a una norma speciale significherebbe rimettere tutto in discussione, con una ricaduta sui tempi altrettanto importante».
Intanto gli anni passano...
«Stiamo cercando di capire dove si creano gli intoppi e di trovare soluzioni che permettano una velocizzazione, che non significa ricostruire senza qualità, ma intervenire in tempi rapidi e far rientrare in sicurezza le persone. Perché lo spopolamento che già si stava verificando, trova quasi un alibi nel terremoto. E non dobbiamo permetterlo. La ricostruzione non dovrà essere fatta solo in termini di edifici, ma di comunità».
Ceriscioli ha chiesto la nomina a commissario straordinario. Che ne pensa?
«Mi sembra un'uscita particolare. Forse non ricorda che i vicecommissari hanno già quasi tutte le deroghe e le deleghe: per la ricostruzione privata e pubblica, per gli interventi sui dissesti idrogeologici e per le aree camper. L'unica ordinanza che il commissario straordinario ha tenuto per sé è la 14 che riguarda 18 scuole. Penso che forse è mancato un coordinamento, ma stiamo rimediando».
Si parla spesso di prevenzione. Il Paese è pronto per un grande piano di messa in sicurezza?
«Abbiamo tecnologia, conoscenza, qualità e capacità per ragionare in termini di sicurezza. Forse manca la volontà. Servirebbero risorse non solo per i terremoti, ma per tutte le emergenze. Ma gli interventi vanno pianificati. Non si possono mettere sempre toppe. Invece, si lavora sempre in emergenza».
Un Ministero della Ricostruzione avrebbe aiutato?
«Di catastrofi naturali ne succedono di tutti i tipi. Bisogna trovare una modalità per individuare una serie di norme efficaci per tutti. Sarebbe utile pensare a linee guida per l'emergenza ricostruzione. Forse si sarebbe potuto ragionare su un ministero. Non solo della ricostruzione, però, ma della prevenzione. Ma le competenze sono già all'interno di diversi ministeri. Conviene creare un ulteriore apparato o imparare a coordinarsi?».
Ci sarà ancora tra qualche mese?

«Fino a dicembre sicuro».
fra.pas.
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Corriere Adriatico