Mondiale F1, 24 Ore di Le Mans, 500 Miglia di Indianapolis: il mito della "Tripla Corona"

Il mitico Graham Hill
LE MANS - Ogni bambino che s’infila tuta e casco per salire la prima volta su un kart sogna di diventare un giorno il pilota migliore. Magari il più forte di tutti i...

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LE MANS - Ogni bambino che s’infila tuta e casco per salire la prima volta su un kart sogna di diventare un giorno il pilota migliore. Magari il più forte di tutti i tempi. Anche gli adulti per stabilire la graduatoria guardano i risultati in Formula 1, l’espressione massima del motorsport. E man mano che il tempo passa vengono stabiliti nuovi primati. Schumi ha fatto manbassa togliendone diversi a Fangio; Hamilton ne ha strappati alcuni al tedesco e altrettanto ha fatto Vettel fino alle imprese del bambino prodigio Verstappen. C’è però chi non è d’accordo su questa sfilza di numeri guardando solo il circo dorato delle monoposto. Essere un grande pilota è un qualcosa in più, sicuramente qualcosa di più romantico, un mondo magico dove entrano in gioco coraggio e talento, passione e incoscienza. Soprattutto tradizione.


Così emerge la teoria niente affatto recente che per essere il Re devi aver corso e vinto (magari meno) in categorie diverse. Ecco la “Triple Crown” come la chiamano i britannici, una bacheca in cui c’è il trofeo di un Mondiale di F1 (meglio se con vittoria al GP di Montecarlo...), la coppa della 500 Miglia di Indianapolis (si corre dal 1911) e quella della 24 Ore di Le Mans (si disputa dal 1923). Indy negli States è l’unica gara al mondo dove la pole si conquista sul filo dei 400 km/h di media, la maratona francese è l’unica gara del pianeta non a tappe che si spinge oltre i 5 mila km. Finora l’unico che ha in salotto un’esposizione del genere è il mitico Graham Hill, il papà di Damon (anche lui iridato di F1 nel 1996). Il britannico ha vinto due titoli di F1 (nel ‘62 e nel ‘68), ha conquistato Indy nel ‘66 e Le Mans nel ‘72, a fine carriera.

Hanno tentato di fare lo stesso prima Mario Andretti e poi Jacques Villeneuve, ma alla 24 Ore sono arrivati solo secondi (rispettivamente nel 1995 e nel 2008). Ecco l’idea di Alonso: raggiungo Graham e divento il più grande insieme a lui, meglio di Michael, Lewis e Seb. Ma c’è chi, senza aver corso in F1, si è portato a casa coppe ancora più diverse: Romain Dumas, dategli un volante e vi solleverà il mondo. Il francese ha vinto a Le Mans e ha conquistato il Mondiale Endurance, ha trionfato alla 24 Ore del Nurburgring e a quella di Spa, è salito sul gradino più alto del podio alla 12 Ore di Sebring. L’anno scorso è arrivato ottavo alla Dakar con la Peugeot e la settimana successiva ha vinto la categoria GT al Rally di Montecarlo con la Porsche.


Domani partirà per vincere la 24 Ore nella categoria GT con la 911 RSR poi volerà di corsa in Colorado per conquistare la sua quarta Pikes Peak (la corsa in salita più famosa del mondo, si disputa dal 1916, 156 curve per arrampicarsi a 4.300 metri sulle Montagne Rocciose). Comunque vada, Romain scriverà una pagina di storia perché sarà al volante di una Volkswagen 100% elettrica da quasi 700 cavalli.
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Corriere Adriatico