L’esordio da scrittore di Pier Ferdinando Casini a San Benedetto: «I migliori? Fanfani e Forlani»

Il senatore ripercorre 40 anni di politica: «Il muro di Berlino è caduto in testa ai democristiani»

L’esordio da scrittore di Pier Ferdinando Casini: «I migliori? Fanfani e Forlani»
SAN BENEDETTO - Strada chiusa e dispiegamento di forze dell’ordine in presenza consistente ma discreta per Pier Ferdinando Casini. La Risacca dei Ricordi, il festival del...

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SAN BENEDETTO - Strada chiusa e dispiegamento di forze dell’ordine in presenza consistente ma discreta per Pier Ferdinando Casini. La Risacca dei Ricordi, il festival del memoir organizzato dall’associazione I Luoghi della Scrittura, diretto dal giornalista Andrea Vianello, ieri pomeriggio ha ospitato da Harena il senatore Pierferdinando Casini che ha presentato il libro “C’era una volta la politica, parla l’ultimo democristiano”. 

 


L’esordio


Il suo primo libro, come ha sottolineato lo stesso Vianello: «Ne ha fatte tante nella sua vita e nella sua carriera – ha spiegato il direttore artistico – ma un libro ancora non lo aveva scritto». A fargli eco lo stesso senatore scherzando: «Primo e ultimo». Eppure la carriera politica di Casini ha preso il via 40 anni fa e il senatore non si è risparmiato nel raccontarla ad una platea composta, tra gli altri, dal collega di Palazzo madama, Guido Castelli, dal sindaco Antonio Spazzafumo con gli assessori Lina Lazzari e Bruno Gabrielli. «Quando ho iniziato io – ha iniziato – il presidente del Consiglio era Fanfani. C’era la paura del comunismo che ha favorito la Democrazia cristiana tanto che la Prima Repubblica non è finita per Tangentopoli, ma perché il muro di Berlino è caduto in testa ai democristiani. Poi è arrivato Berlusconi, che da grande venditore quale era, è riuscito ad accaparrarsi i voti del pentapartito». Casini ha ricordato la sua formazione di stampo “degasperiano” che caratterizzava il padre democristiano, contraddistinta da una «avversione per la Sinistra che risale ai tempi della scuola».

Il senatore ha poi fatto una dichiarazione di amore politico per Fanfani: «Per me è stato il politico migliore. Andreotti? Non ho mai avuto una particolare simpatia per lui, ma ne ho sempre apprezzato l’arguzia anche se, secondo me, il potere logora chi ce l’ha. Almeno dopo la Prima Repubblica». Casini, riferendosi ai suoi esordi e alla spinta ricevuta dalla politica, si è rivolto anche al sindaco Spazzafumo, seduto in prima fila: «Fa l’imprenditore da una vita e il sindaco da un anno e mezzo, significa che il morbo della politica non contagia per forza in giovane età, ma anche un po’ più avanti». 


Il ricordo di Forlani


Nella tappa sambenedettese il senatore non poteva non ricordare uno dei suoi mentori, Arnaldo Forlani, venuto a mancare: «Da lui – ha detto - ho imparato che noi non siamo i padroni della vita e della morte. Che tutto è relativo e non dobbiamo esaltarci quando le cose vanno bene né deprimerci quando vanno male». Casini si è definito un «fedelissimo» di Forlani.

«Negli anni ho avuto modo di capire il suo atteggiamento che poteva quasi sembrare indolente. Era una persona calma, aveva della priorità e non si faceva sopraffare da tutto quel caos che nella politica c’era e c’è oggi». Casini ha ironizzato infine sulla sua lunga permanenza in Parlamento: «Le mie figlie grandi mi dicono che è da troppo tempo che sono lì e che dovrei farmi da parte. Probabilmente hanno ragione. Ultimamente mi riprometto di smettere, ma poi mi chiedono di candidarmi e io accetto. La verità è che forse uno ritorna perché alla fine non vuole andar via».
 

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Corriere Adriatico