Promemoria dalle Marche per i futuri parlamentari: «Il sisma è l’esempio di quanto i problemi qui non siano ordinari»

Promemoria dalle Marche per i futuri parlamentari: «Il sisma è l’esempio di quanto i problemi qui non siano ordinari»
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ANCONA Con una nuova pattuglia di parlamentari marchigiani pronta ad entrare nei Palazzi romani, la società civile del territorio va in pressing sugli aspiranti deputati e senatori per invertire una rotta che da anni vede scivolare la regione sempre più ai margini dello scacchiere nazionale. Nella seconda puntata dell’inchiesta del Corriere Adriatico sulle criticità delle Marche la cui soluzione non è più procrastinabile, altre voci si uniscono al coro di appelli rivolti a chi, dal 26 settembre, si troverà a rappresentare un territorio «che non ha problemi di ordinaria amministrazione, ma straordinari.  

Dunque i futuri parlamentari non dovranno lavorare in modo ordinario, bensì eccezionale». Questa la sintesi puntuale della situazione elaborata dal professor Carlo Carboni, docente di sociologia all’Università Politecnica delle Marche, che osserva come «la cifra della non ordinarietà dei nostri problemi la diano il sisma e la ricostruzione». Ma non basta. «Ci sono anche la questione del declino demografico e dell’invecchiamento, oltre al nodo della carenza tecnologica della nostra regione - prosegue Carboni - per la quale serve un grosso lavoro sull’innovazione. Inoltre, si deve intervenire immediatamente sul problema dell’occupazione e sulla realizzazione di un piano energetico regionale che punti sulle energie pulite, così da uscire dalle logiche imperialiste a cui ci siamo assoggettati». 


I temi in agenda


Ma soprattutto, secondo il prof, i prossimi rappresentanti che avremo in Parlamento dovranno «ridare alle Marche quella serenità che le caratterizzava e che ora hanno perso. Ci chiamavano la Svizzera d’Italia: oggi è solo un lontano ricordo». E per tornare ai fasti di un tempo è prioritario uscire dall’isolamento infrastrutturale in cui siamo relegati ormai da troppo tempo. «Arretramento della ferrovia Adriatica ed Alta velocità: se centriamo questo obiettivo, abbiamo già portato a casa la legislatura», fissa il traguardo il presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini. E poi allarga il raggio: «Abbiamo anche bisogno di un maggior peso quando si parla di assegnazione delle risorse nelle manovre economiche del governo. In queste partite, le Marche sono sempre emerite sconosciute. Per ottenere una suddivisione più equa, occorre entrare in maniera più decisa nella compagine di governo e abbiamo figure che potrebbero ambire a ruoli di rilievo nel futuro esecutivo».

Le infrastrutture

Più croce che delizia del territorio, le infrastrutture tornano anche nell’analisi del prof Donato Iacobucci, docente di Economia applicata all’Univpm, che indica nell’Alta velocità la grande priorità, «ma nel frattempo, un obiettivo più immediato potrebbe essere quello del ripristino dei collegamenti aerei con i principali hub nazionali: Roma e Milano. Oltre al tema dei collegamenti - prosegue - c’è quello delle politiche industriali e per l’innovazione: una parte è gestita direttamente dalle regioni ed è importante che esse siano attuate in sinergia con gli indirizzi nazionali in modo da sfruttare al meglio le risorse disponibili». Pone l’accento sulla necessità di «qualificare i contratti di lavoro, evitando il dumping» il segretario regionale della Cgil Giuseppe Santarelli, che aggiunge: «È anche necessario riportare i servizi nelle aree interne, che costituiscono i due terzi delle Marche. Dalle scuole agli ospedali, fino alla banda ultralarga».
 

 

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Corriere Adriatico