Lessia, da Civitanova in contatto con Leopoli: «Mia figlia e la bimba cercano di varcare il confine con la Polonia per arrivare qui»

Lessia Naumko, 60 anni, vive a Civitanova Marche
CIVITANOVA - Ha gli occhi lucidi, con le mani stringe la bandiera del suo Paese, ha appena finito di cantare l’inno dell’Ucraina insieme a tanti connazionali che...

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CIVITANOVA - Ha gli occhi lucidi, con le mani stringe la bandiera del suo Paese, ha appena finito di cantare l’inno dell’Ucraina insieme a tanti connazionali che vivono e lavorano a Civitanova. «Bisogna fermare Putin, bisogna fermare questa guerra». È quasi un sussurro quello che rivolge al sindaco di Civitanova, Fabrizio Ciarapica, che si avvicina a chi occupa la prima fila tenendo una grande bandiera giallo blu. 

 
Cuore di nonna
Lei è Lessia Naumko, 60 anni, tra le mani ora vorrebbe avere il suo nipotino di 8 anni. «È nato qui, in questa città, dove anche mia figlia ha lavorato per 13 anni. Eravamo insieme. Poi si è sposata, ha avuto il bambino e suo marito ha trovato lavoro nella terra natia. Quindi si sono trasferiti in Ucraina. Ora sono a Leopoli. Io invece sono rimasta a Civitanova. Ormai sono tanti anni che sono qui, più di 20, conosco tanta gente e mi trovo bene. Che lavoro faccio? Ora pulisco le case e gli uffici». Una storia uguale a tante nella comunità ucraina di Civitanova che conta 285 anime. Da quando è iniziata l’invasione, passano praticamente tutto il tempo davanti al computer o al telefono nel tentativo di contattare i propri cari. «Ho parlato con mia figlia questa mattina, stanno bene ma la paura cresce di ora in ora. Nessuno può sapere cosa accadrà. E diventa sempre più difficile avere contatti con l’Ucraina. Le linee telefoniche spesso sono intasate o interrotte. E anche la connessione internet là va e viene». Leopoli è la città più grande dell’Ucraina occidentale, quella più vicina al confine polacco. 


La speranza


«La loro intenzione è poter varcare il confine via terra, gli aerei non partono più, tutti gli aeroporti sono distrutti. Dalla Polonia poi vogliono raggiungere l’Italia. Ma solo per portare qui mio nipote. Poi torneranno in Ucraina. Non vogliono abbandonare la nostra terra. Il marito di mia figlia si è arruolato come volontario per difendere l’Ucraina. Ora bisogna vedere se riesce temporaneamente a lasciare il Paese. In caso contrario, qui verrà solo mia figlia con il bambino, lo lascerà a me e poi tornerà al fianco di suo marito. Io aspetto e spero che questa guerra finisca subito». Stringe più forte la bandiera ma stavolta non riesce a trattenere le lacrime. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico