CIVITANOVA - Troppo cemento sulle coste delle Marche, ancora tanti scarichi non depurati e la minaccia di erosione per tanti punti del litorale. E’ un ritratto...
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“La trasformazione del paesaggio costiero marchigiano – spiegano i rappresentanti di Legambiente - ha conosciuto negli ultimi decenni un’ascesa costante ed inesorabile: dei suoi 180 km di lunghezza, già fortemente provati dagli effetti dei cambiamenti climatici, le Marche contano ben 119,8km urbanizzati e spariti per sempre sotto il cemento, principalmente a di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture. Il 21,5 per cento della costa, cioè 38,8 chilometri, è interessato da fenomeni erosivi attualmente in espansione. L’habitat marino è costantemente messo alla prova dall’inquinamento e da scarichi non depurati, mentre la plastica continua a colonizzare spiagge e fondali marini. Nonostante ciò le politiche regionali continuano ad annaspare e si rende sempre più necessario un piano integrato per salvare la costa marchigiana, ribadendo inoltre la richiesta alla Regione di tutelare questo enorme patrimonio, rivedendo il Piano Paesaggistico e fissando un vincolo d’inedificabilità assoluta entro un chilometro dalla costa. Per quello che riguarda il consumo di suolo, Legambiente ha condotto uno studio dettagliato sullo stato di salute delle coste italiane che nelle Marche ha evidenziato libere dal cemento quasi solamente le aree preservate dal lavoro svolto dalle aree protette formate dal Parco Regionale del Monte Conero e dal Parco Regionale del Monte San Bartolo, che anche grazia alla morfologia montuosa hanno fatto da freno al cemento. I 28 chilometri di aree agricole e i 14 di aree ancora naturali si rischia che finiscano cancellati dalla continua saldatura tra i centri se non si interviene con una chiara normativa di tutela. Non va meglio sul fronte della depurazione dove sulle Marche pesano sentenze di condanna da parte della Commissione Europea per il mancato rispetto della direttiva 91/271 sulla depurazione degli scarichi civili”. “Le nostre coste hanno bisogno di una politica integrata che tenga conto di tutte le difficoltà e fragilità che interessano il litorale marchigiano – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche -. Per il futuro della costa e di tutte le Marche dobbiamo seguire la strada intrapresa dai modelli di gestione delle aree protette costiere, che hanno permesso di preservare il nostro paesaggio, la nostra biodiversità e di lavorare sul turismo di qualità e attento all’ambiente. Inoltre, nelle Marche abbiamo due straordinarie opportunità di valorizzazione ambientale e turistica che aspettano purtroppo da troppo tempo, le due aree marine protette del Conero e del Piceno, che torniamo a sollecitare alla Regione e agli enti locali”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico