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ANCONA Nell’ultimo settennio di programmazione dei fondi europei 2014/2020 non ci siamo dimostrati all’altezza di spendere le risorse che Bruxelles ha erogato per le Marche. Anzi, la nostra capacità di spesa ci ha confinati costantemente molto al di sotto della media nazionale. Ora, con la nuova programmazione 2021/2027 finalmente al via, ecco arrivare la seconda chance e questa volta è vietato sbagliare. «Le Marche hanno necessità di impiegare al meglio i 1.036 milioni di euro che avremo a disposizione per il prossimo settennio. Attraverso questi fondi potremmo ritornare in breve tempo ad essere regione modello, uscendo dal gruppo di quelle in transizione», definisce il percorso il presidente della commissione Sviluppo economico Andrea Putzu.
In Aula
Il primo banco di prova sarà proprio quello sul Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale che al 31 dicembre 2022 ci ha visto ultimi in Italia per capacità di spesa delle risorse stanziate nella programmazione 2014/2027.
Il duello
Se l’approvazione dell’atto è stata alla fine portata a casa a larghissima maggioranza, l’argomento è talmente caldo che ci sono comunque state scintille in aula, in particolare tra il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli e la consigliera dem (ed ex assessora ai Fondi europei) Manuela Bora, con rimpalli di responsabilità sulla mancata spesa di buona parte del Fesr 2014/2020. «La consigliera Bora prova a farsi paladina dell’indifendibile, vale a dire del proprio lavoro svolto come (pessimo) assessore regionale con la precedente giunta che ha portato le Marche da modello di riferimento a livello economico, a Regione in transizione», affonda il colpo Ciccioli. Ma la replica di Bora non si fa attendere: «La giunta di centrodestra ha paura di utilizzare le risorse messe a sua disposizione dall’Europa ed è per questo che attribuisce all’aumento di disponibilità finanziarie una connotazione negativa. Sarebbe stato necessario solamente accelerare le procedure di spesa di una programmazione ottimamente avviata e generosamente lasciata in eredità; purtroppo è accaduto esattamente il contrario». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico