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ANCONA Non si placa la bufera sul direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Marco Ugo Filisetti, reo, secondo gli esponenti Dem di aver usato nuovamente toni da ventennio nella lettera indirizzata a tutti gli studenti per un augurio di un buon inizio anno scolastico. E dire che, tra l’altro, è la terza volta che Filisetti incappa in una storia del genere. Puntualmente al trillo della prima campanella dell’anno. Solo che stavolta la lettera è finita tra i banchi del Parlamento, tanto che l’onorevole Alessia Morani ha depositato un’interrogazione parlamentare in cui si chiede la rimozione di Filisetti dal suo ruolo.
Il riferimento
Per colpa di quelle frasi che, secondo l’onorevole Morani, sono state «copiate da vecchi interventi dell’onorevole Beppe Nicolai, militante della destra sociale e parlamentare del Msi».
La mozione
Nella mozione di Nicolai la frase è pressoché identica. Ma quella che più rimanda ad atmosfere da libro e moschetto è quella in cui il direttore dell’Usr incoraggia gli studenti a non arrendersi mai: «Se non altro perché nel tempo a venire i vostri bisnipoti sappiano almeno che ci fu chi non alzò le braccia, ma continuò a battersi». Neanche la scuola fosse una trincea. Comunque il buon Nicolai nel 1984, in un convegno sulla Giustizia, quindi su tutt’altri argomenti, dichiarava: «quando il tempo a venire si stupirà dei nostri disastri, i nostri bisnipoti sappiano almeno che alcuni rifiutarono di alzare le braccia, deporre le armi e di arrendersi».
L’interrogazione
Un lavoro certosino quello svolto dall’onorevole Alessia Morani sbocciato in un’interrogazione «per chiedere le dimissioni di Filisetti e prendere quei provvedimenti per rimuoverlo che finora sono mancati» dice la deputata. Per l’onorevole la cosa più grave è che il direttore dell’Usr abbia citato «la Costituzione, ma omette di riferire di aver ripreso le frasi di un fascista - incalza Morani - è l’apice di una parabola che ben ha messo in evidenza il suo non essere sopra le parti. Ho voluto segnalare al ministero una situazione che nelle Marche non è più sostenibile. A maggior ragione se poi si appella ad una Costituzione antifascista». Ora la palla passa a Roma, negli uffici del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi da cui gli esponenti dem marchigiani si aspettano una pronta risposta.
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