Aerdorica, rottura sindacati-azienda Licenziamenti più vicini: sciopero

Aerdorica, rottura sindacati-azienda Licenziamenti più vicini: sciopero
FALCONARA - Impossibile trovare una soluzione condivisa e i licenziamenti si fanno sempre più vicini. La trattativa tra sindacati ed azienda per scongiurare i 30 esuberi...

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FALCONARA - Impossibile trovare una soluzione condivisa e i licenziamenti si fanno sempre più vicini. La trattativa tra sindacati ed azienda per scongiurare i 30 esuberi tra i lavoratori di Aerdorica si è conclusa con il mancato accordo che apre le porte ad un primo sciopero di quattro ore nel prossimo futuro. La rottura definitiva si è consumata ieri al tavolo prefettizio per la procedura di conciliazione - alla presenza del viceprefetto di Ancona, Clemente di Nuzzo, e del capo di gabinetto, Simona Calcagnini –, durante il quale non si è potuto che constatare l’abissale distanza tra le parti, ormai quasi impossibile da colmare.


Ora i sindacati avranno tempo fino al 6 dicembre – quando scadranno i 45 giorni di consultazione sindacale previsti dalla legge 223 sul licenziamento collettivo – per fare pressioni su azienda e Regione, socio di maggioranza, e strappare condizioni meno pesanti. Altrimenti, allo scattare della data x, l’azienda avrà mano libera per procedere con i licenziamenti, anche se resta il dubbio che Aerdorica possa permettersi il costo di 30 esuberi, con le casse vuote e gli stipendi in arretrato. L’incontro in Prefettura - al quale erano presenti, per l’azienda, l’Amministratore unico di Aerdorica, Federica Massei, e i due consulenti del ctp, Andrea Monti e Giuliano Zarabini, e in rappresentanza dei lavoratori, le segreterie di Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti – ha dichiarato come «concluso negativamente» il tentativo di conciliazione poiché nessuna delle proposte avanzate dalla società gestore del Sanzio è stata reputata percorribile dai dipendenti. I rappresentanti di Aerdorica presenti al tavolo hanno ribadito la necessità di rispettare le previsioni economiche e finanziarie del piano di risanamento bis depositato in tribunale nell’ambito dell’istruttoria pre fallimentare. 


Un piano che prevede un taglio del costo del lavoro di almeno 1,4 milioni di euro. Negli scorsi giorni, il consulente tecnico di parte Riccardo Roveroni e i suoi consulenti hanno condotto un’ulteriore, scrupolosa, ricognizione dei conti, arrivando alla conclusione che, anche volendo ripartire dalla prima bozza di accordo - quella bocciata dal no referendario dei lavoratori – sarebbe stato necessario un taglio proporzionale degli stipendi, con percentuali oscillanti tra il 12% per i salari minimi ed il 15% per quelli che superano i 40 mila euro l’anno. Tagli reputati troppo pesanti anche dai sindacati e per questo, accantonata anche l’ultima proposta, si è giunti al mancato accordo. Ora, oltre ai 30 licenziamenti, si profilano all’orizzonte massicce decurtazione delle indennità, l’azzeramento degli straordinari ed i turni spezzati. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico