Porto, Garofalo non si vede e intanto arrivano i revisori. Ecco che cosa blocca ancora l'ufficializzazione della nomina

Porto, Garofalo non si vede e intanto arrivano i revisori. Ecco che cosa blocca ancora l'ufficializzazione della nomina
ANCONA - Ormai è uno stillicidio. Oltre i pasticci, i veti, i cappelli sopra i candidati, le trattative, i colpi di scena, adesso che un presidente in pectore...

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ANCONA - Ormai è uno stillicidio. Oltre i pasticci, i veti, i cappelli sopra i candidati, le trattative, i colpi di scena, adesso che un presidente in pectore c’è per il porto di Ancona il paradosso è che bisogna aspettare. Undici mesi e 20 giorni di attesa per un nuovo inquilino a Molo Santa Maria portano questa storia anche oltre il parto con travaglio indotto alla fine del tempo massimo per aspettare una nomina così tribolata.

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Dunque non è bastato neanche mettersi d’accordo tra il ministro Giovannini e i governatori Acquaroli e Marsilio in quel famoso giovedì 11 novembre. Il titolare di Porta Pia si era preso 24 ore per riflettere e sono passati dieci giorni.


Nel limbo
Del resto, se è stato sempre scritto che la questione era solo politica ora che è diventata “quasi” politica (Enzo Garofalo, alla fine, era l’unico candidato del lotto che aveva ricoperto la carica di presidente di Authority) non c’è da meravigliarsi dell’ultimo intoppo. Che non è al porto Ancona o in Abruzzo, né sulla strada che dall’ufficio di Valeria Mancinelli porta al settimo piano di Palazzo Raffaello. Ma è a Catania dove sempre la politica non riesce a mettersi d’accordo e a guardar bene c’è un po’ di Ancona. Sotto l’Etna dove Garofalo pareva fosse destinato per ragioni di prossimità territoriale, il primo nome della fila è Luca Lupi, dirigente dell’Autorità di sistema Tirreno Centrale, molto apprezzato dal Movimento 5 Stelle, si dice. Lupi è quello che a un certo punto sembra fosse nella prima cinquina di candidati con Africano, Carrabs, Messineo e Giampieri. Poi invece non si era presentato. Ma ad Acquaroli non dispiaceva: ormai roba di un secolo fa. 


I tasselli da incastrare
La sintesi politica non è mai facile, come abbiamo visto per il caso Garofalo (e prima ancora per Africano, impallinato lungo la curva più lontana dal rettilineo finale) e nei casi più bizzarri, come questo, diventa imprevedibile: il via libera al presidente di Ancona designato passa dall’incrocio imprevisto con l’Autorità della Sicilia orientale e dai veti politici che – tanto per cambiare – si stanno verificando anche in Sicilia. Il particolare più divertente è che il 15 novembre il ministro Giovannini ha nominato i nuovi revisori del conti per l’Autorità di Sistema Portuale Adriatico Centrale: si tratta di Biagio Giordano (presidente), Paola Marini (erano entrambi nel collegio di Taranto fino al 2020) e Mohammad Baheli effettivi; Elisabetta Pioli e Francesca Ferretti supplenti. Dunque: intanto i revisori, più avanti il presidente per il decreto di intesa con le Regioni Marche e Abruzzo. Quanto più avanti? L’auspicio è che la questione si possa cucinare questa settimana ma vista la piega presa dalla storia, c’è anche chi teme che Giovannini possa avocare a sé le nomine con la cosiddetta norma Matteoli.


I rischi da non sottovalutare


I più esperti dicono che “rigore è fino a che arbitro non fischia”, parafrasando una delle massime più celebri dell’allenatore di calcio Boskov. Del resto, ci sono solo da presentare i progetti per il Pnrr per non perdere decine e decine di milioni con progettazioni che scadono a fine 2022. Ma di questo passo e tenuto conto anche dell’iter parlamentare, il nuovo presidente non sarà operativo neanche per il 7 gennaio. Il segretario non arriverà prima di febbraio e sarà un mezzo disastro per Ancona. Il commissario Pettorino è pregato, ma in realtà lo sta già facendo, di andare avanti a tamburo battente con le progettazioni sennò tra qualche mese potremmo dover raccontare uno scandalo più grosso di una sede portuale senza presidente per più di un anno.

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Corriere Adriatico