CIVITANOVA - «Non vedo l’ora di tornare dai miei pazienti e dai miei colleghi per dare una mano; se tutto è finito bene, lo devo ai medici e alla vicinanza...
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«Il primo test l’ho fatto esattamente tre settimane fa; era domenica 15 marzo quando ho iniziato ad avere un po’ di febbre e quindi ho deciso di sottopormi al tampone che ha dato esito positivo – ricorda il noto oncologo -. Mi sono messo in isolamento in una zona della casa e non ho avuto rapporto con i miei familiari per tutto il tempo. La febbre però non scendeva mai e il 25 marzo è arrivata quasi a 39, quindi sono stato ricoverato nella Clinica dove lavoro, divisa in settori grazie a una capacità organizzativa massima e a un eccellente lavoro di squadra, fino al 30 marzo». «Come mi sono tenuto impegnato nei giorni di isolamento? Dopo che si è saputo del mio contagio ho ricevuto circa 1400 tra messaggi e chiamate e quindi avevo il tempo per rispondere – sorride il dottore -. Poi c’è stata la “vicinanza” della mia famiglia, e soprattutto di mia moglie che è stata fantastica».
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Ma lo sguardo di Mariani è rivolto soprattutto al futuro. «Ora voglio però tornare dai miei colleghi - conferma -; venerdì e sabato ho fatto i due tamponi per capire se sono guarito e sto attendendo in risultati sperando di poter tornare il prima possibile a lavoro. Questa emergenza ci ha messo davanti a una considerazione sulla sanità che è soprattutto una constatazione di uno stato di fatto. Negli ultimi vent’anni essa è stata completamente depauperata dalla politica con tagli su tagli».
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Corriere Adriatico