MOGLIANO - “Righetto”, il re della porchetta a caccia di un erede per proseguire la tradizione di bontà: “Vi racconto la mia vita da film”. Enrico...
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Per raccontare una favola di passione, tradizione e modernità, non basterebbe un libro. Partiamo dal principio. Sebastiani nasce a Sant’Angelo in Pontano, ma da 56 anni vive a Mogliano, dove dal ’77 è operativo il laboratorio della sua impresa: "Nei primi anni del secolo scorso- ricorda- mio nonno preparava artigianalmente la porchetta e gli insaccati di maiale, per portarli fino a Roma con un carretto di legno trainato da una cavalla. Preparava la porchetta, la confezionava e la cuoceva a casa. Mi ripeteva sempre “Poca, non fa male”. All’età di circa otto lo accompagnavo a vendere le prelibatezze, stavo alla cassa. A 18 anni mi ha comprato la macchina, una Gran Luce 1200 Fiat. Sul portapacchi caricavo un tavolo smontabile, un ombrellone e la porchetta. Nel’ 73 mi sono costruito da solo un chiosco in legno e due anni dopo, grazie ai soldi delle vendite, ho comprato il primo camioncino". Il gusto della porchetta è inconfondibile, stampato sulle papille di chiunque sia passato, almeno una volta, in una fiera di paese. Righetto è una garanzia, primo nel settore gastronomico ad ogni evento: "Il sale e il pepe lo mettono tutti- confida- gli ingredienti sono semplici. Dicono che la mia porchetta si distingua dalle altre, forse perché la ricetta è la stessa da oltre mezzo secolo: materie di prima qualità e carni selezionate del territorio. Scelgo personalmente il maiale più bello, investo sulla qualità. E’ stato e sarà sempre così".
Il 1975 è un anno cruciale. Sebastiani si sposa e fonda il suo piccolo grande “impero”: "Galeotta fu la porchetta- scherza- ho conosciuto mia moglie nel settembre del ’71, ma ci eravamo incontrati a Ferragosto: lei e suo padre avevano preso un panino a Sarnano, quando c’era ancora mio nonno. Nel ’75 ci siamo sposati e ho ereditato da Rigo la licenza di ambulante. Mia moglie si è messa subito all’opera: lei vendeva con il chiosco e io con il camioncino. A quei tempi offrivamo solo il panino e la porchetta sfusa. La vendevamo tutta, andava a 3000 lire al chilogrammo". E prosegue: "Nel ’77 ho comprato l’autonegozio, era il primo in tutte le Marche. L’ho ritirato il 16 marzo del 1978, la data in cui fu rapito Aldo Moro. Poi ho registrato il marchio: Gastronomia da Righetto. Ero il piccolo Rigo, non avrei potuto scegliere un altro nome. In quel periodo ha iniziato anche mio padre Giuseppe, addetto alla cottura. Mi ha aiutato fino a quando non è scomparso, nel 2008".
Antichi sapori e innovazione, la chiave del successo: "Negli anni ’90- chiude Righetto- nascevano le prime tensostrutture, mega stand per servire fino a 2000 persone. Mia figlia Jessica, commercialista, tiene la contabilità. Nel ‘’96, con l’ingresso di mio figlio Johnny, ho potuto ampliare l’offerta con il servizio catering. Io e la mia famiglia investiamo tutti i guadagni e le energie in questa attività, per essere all’avanguardia. Dopo 41 anni è ora della pensione, ma i clienti non vogliono. Lancio un appello ad un giovane volenteroso a cui insegnare i segreti del mestiere". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico