PORTO SANT'ELPIDIO - Cineteatro Gigli, siamo alle battute finali. Domani in consiglio sarà approvato lo schema di convenzione tra pubblico e privato per la...
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Ad attizzare le braci ci pensa l’avvocato Giancarlo Pacini, ex sindaco di Porto Sant’Elpidio. «La storia finisce come doveva finire, era scritta da tempo. D’altronde cosa doveva fare un sindaco giovane e ambizioso, se non porre rimedio a un problema divenuto insopportabile?».
Pacini usa l’ironia per criticare aspramente l’accordo pubblico-privato che la maggioranza si prepara ad approvare. «L’operazione ha un costo eccessivo per la parte pubblica ed è oltremodo premiante per la proprietà, che porta a casa il risultato, arrivando a decuplicare l’investimento» dice l’avvocato che non risparmia l’opposizione: «Incapace di offrire un contributo critico» evidenzia, parlando dei consiglieri di minoranza come di «testimoni silenti di fronte all’arroganza di chi li chiama ad avallare risoluzioni di cui ignorano o fingono di ignorare la portata».
Con il classico conto della serva Pacini dice che l’operazione “chiavi in mano” fa perdere 1.500.000 euro ai cittadini, perché «tra spazi pubblici interni ed esterni, arredo e opere di urbanizzazione il Comune acquisisce un valore di 950.000 euro e cede al privato 2.500.000 euro di valore tra lotto di via Mameli e conguaglio finale».
Il conguaglio, secondo l’avvocato, basta e avanza per pagare il corrispettivo dei valori patrimoniali trasferiti alla città. Il lotto a 1.200.000 euro è pure sottostimato. «Non si tiene conto della variante a uso e consumo del destinatario» spiega Pacini che ricorda anche il vincolo funzionale e strutturale sul Gigli.
Perché nella ristrutturazione bisognerà seguire i dettami della soprintendenza, con i costi che l’operazione comporta. Con l’accordo: «Il privato si libera della superficie vincolata a uso pubblico, tenendosi i più appetibili spazi privati, e trova chi gli paga i costi del recupero della struttura esterna».
In questo modo «Pesi e oneri che gravavano sul privato per effetto del vincolo vengono trasferiti sui cittadini» riferisce Pacini che con amara ironia definisce lo schema di convenzione una «Brillante operazione frutto di un accordo da manuale. L’imprenditore – continua - non si può biasimare se, sfruttando l’incapacità dell’amministrazione, è riuscito a raddrizzare la situazione a suo vantaggio». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico