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ANCONA Non c’è due senza tre, recita il detto. Ma il terzo (incomodo) arriva inaspettato, generando non pochi malumori. I mal di pancia si geolocalizzano in casa Pd, partito che nella corsa per il Parlamento europeo cala un tris di marchigiani nella circoscrizione del Centro. Ieri ai già noti Alessia Morani, ex deputata ed ex sottosegretaria, e Matteo Ricci, sindaco uscente di Pesaro, si è aggiunta la new entry Michele Franchi, primo cittadino di Arquata del Tronto e tra le più battagliere fasce tricolore dell’area del cratere sismico.
La genesi
A chiamarlo per chiedergli la disponibilità a candidarsi è stata direttamente la segretaria nazionale Elly Schlein, sua amica dai tempi dell’Università a Bologna.
Gli schieramenti
La Morani non si è limitata a sostenere Bomprezzi, è stata la madrina della sua candidatura. Ricci invece le ha sbagliate entrambe, schierandosi con Bonaccini per il Nazareno con e Michela Bellomaria nelle Marche. Una debacle che ora lo ha relegato nella minoranza dem: pare scontato che, dei tre, sarà quello che otterrà meno appoggio dal partito, peraltro in una consultazione in cui l’appoggio del partito è tutto. Ma la questione è più spinosa di così: nessuno dei candidati marchigiani del Pd ha molte chance di sedere sugli scranni dorati di Bruxelles. E infatti per Ricci e Morani le elezioni Europee rappresentano una sorta di primarie dem per la scelta del candidato governatore nel 2025. Servono a contarsi e soppesarsi: chi prenderà più voti nelle Marche avrà la fiche più ricca da giocare con il Nazareno al momento della scelta dello sfidante di Acquaroli.
L’assetto
Con lo schieramento messo in campo da Schlein, però, Ricci viene azzoppato proprio nei suoi due principali bacini elettorali: nel Pesarese, dove la sfidante sarà appunto la sua nemesi Morani, e nell’Ascolano, dove con l’appoggio di Agostini avrebbe potuto fare il pieno. Ora Franchi gli sottrarrà inevitabilmente qualche voto. E così la maratona di Ricci si trasforma in una corsa a ostacoli.
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Corriere Adriatico