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Il paragone
L’anno scorso il flusso di scarpe Fermo-Pechino è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente, visto che è cresciuto del 103,7%. E rispetto al 2019, l’anno pre pandemia, l’aumento è stato del 191,8%. Il valore di scarpe che ha raggiunto il Paese della Grande Muraglia è stato di 120,31 milioni di euro. Molto superiore a quello della Germania (77,93 milioni di euro), che troviamo al secondo posto con un +25,6% sul 2021 ma -7,8% sul 2019.
Il fatturato
L’anno scorso il fatturato fermano verso Mosca è sceso del 20% (nella provincia di Macerata è cresciuto) e siamo a -43% sul 2019. C’è un paese che nel confronto tra il valore esportato nel 2022 e quello nel 2019 ha fatto meglio della Cina. È la Polonia, la cui crescita è stata del 196,9%. Ma c’è anche un mercato che ha fatto peggio della Russia. È la Svizzera, che è indietreggiata del 50% in tre anni.
Le griffe
La confederazione elvetica era salita negli anni scorsi perché hub di destinazione di alcune griffe e sede di diverse aziende player delle vendite online. Ora qualcosa deve essere cambiata nei flussi e nella logistica. Questa è solo una delle anomalie che vengono fuori dall’analisi dei dati. Perché la Cina al primo posto, e con un incremento così rilevante, è una sorpresa. Ed è la conseguenza di un notevole flusso di merci. E di alto valore. Non attribuibile alle imprese locali (gruppo Tod’s escluso). C’è il sospetto dunque che si tratti del movimento di una o più griffe che hanno aumentato la produzione per la Cina o concentrato la logistica nel Fermano. Anche perché nella vicina Macerata, la Cina occupa appena la posizione numero 35 della classifica dell’export. Insomma sono dati da interpretare bene.
I motivi
Prima di tutto perché inglobano sia i calzaturifici che svolgono l’attività attraverso un marchio proprio e sia quelli che svolgono attività di conto terzismo per i grandi marchi. Inoltre l’aumento relativo al 2022 è in parte dovuto alla crescita dei prezzi causa inflazione. Per cui l’aumento del valore non corrisponde ad un aumento del volume (delle paia). «Le Marche, così come il Fermano, sono pronte a guardare oltre frontiera, senza perdere di vista le questioni interne: la formazione (in azienda) delle maestranze, il supporto al comparto» è il parere di Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche. «Il made in Marche attira e i due anni di difficoltà hanno visto le nostre imprese ingegnarsi, irrobustirsi, innovarsi. Rimangono le criticità note di un distretto, per certi versi, fragile. Per non trovarsi impreparati alle difficoltà, ma anche per soddisfare la domanda che sta tornando a crescere, c’è bisogno di una strategia solida, articolata e mirata» conclude Sabatini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico