Fermo, lavori su quattro viadotti dell'autostrada A14: dieci mesi di caos senza alcun risultato

Fermo, lavori su quattro viadotti dell'autostrada A14: dieci mesi di caos senza alcun risultato
FERMO - «Non si possono continuare a usare metodologie ordinarie su una situazione straordinaria di emergenza nazionale». La situazione emergenziale è quella...

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FERMO - «Non si possono continuare a usare metodologie ordinarie su una situazione straordinaria di emergenza nazionale». La situazione emergenziale è quella dell’autostrada A14. A puntare il dito contro burocrazia e istituzioni ingessate è il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro. Mentre il Fermano si prepara a un altro weekend di passione sul fronte viabilità, il territorio alza la voce. Il pressing di Autostrade per l’Italia sul Ministero delle infrastrutture per accelerare i tempi o, almeno, per ridurre le aree di cantiere, ha aperto un minuscolo spiraglio. Ma la provincia più penalizzata dai restringimenti non si illude. E, con la stagione ormai partita e il caos che segna ogni fine settimana, volano gli stracci. 


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«La vicenda dei sequestri sui viadotti – denuncia Calcinaro – è lo specchio di questa Italia: un concessionario, un ministero e una procura che vanno dietro alle carte e non all’emergenza e che non riescono a porgersi un obbiettivo comune, nonostante tutti fanno parte, per contratto o istituzione, del sistema Stato».
 
D’accordo i guardrail da cambiare, quindi. D’accordo i tempi tecnici per i progetti e le verifiche. D’accordo, pure, i ritardi per il Covid. Ma quando è troppo, è troppo. La misura è colma. Dieci mesi per sostituire le barriere lungo quattro viadotti sono troppi. Senza contare che in dieci mesi i lavori non sono neanche partiti, riprova – se mai ce ne fosse bisogno – di un sistema farraginoso e lontano anni luce dalla realtà. 
La burocrazia
«C’è il Paese reale – dice Calcinaro –, dei cittadini e dei sindaci, e il Paese “sulla carta”, della burocrazia e di molte istituzioni. Purtroppo, la differenza si dilata sempre più». «Oltre alla formalità, che è necessaria – prosegue – serve raccordo. Se c’è un obiettivo primario da raggiungere, bisogna lavorarci insieme, con termini di intervento diversi rispetto alla solita burocrazia». Alle prese con la seconda estate da incubo, i sindaci si riscoprono impotenti di fronte a leggi e cavilli, schiacciati, insieme a un territorio che va ben oltre i confini della provincia, nel tritacarne dell’onnipresente burocrazia. In soldoni, per far partire i cantieri servono sette passaggi. Sette. Al momento, il viadotto Vallescura sarebbe quello messo meglio. Nel senso che è l’unico con il progetto esecutivo nelle mani del Mit. C’è arrivato a marzo. Il ministero aveva tre mesi per approvarlo. Siamo a luglio e ancora niente. «Dal 4 maggio ho le barriere a terra, pronte per essere montate», va ripetendo il direttore del Tronto di Pescara, Marco Perna. Resteranno lì, non si sa per quanto. La partita adesso si sposta sui due viadotti ancora sotto sequestro: il Vallescura, tra Fermo e Porto San Giorgio, e il Santa Giuliana, a Massignano. È notizia dell’altro ieri che Autostrade ha iniziato una trattativa col ministero per accelerare le pratiche.
Due progetti

I due progetti esecutivi sono al Mit da una settimana, ma i tempi, ancora una volta, sono destinati ad allungarsi. La concessionaria ha perciò chiesto di poter ridurre lo spazio di protezione – quello tra i guardrail da sostituire e la carreggiata –, portandolo, per l’estate, dagli attuali cinque metri e dieci a un metro e mezzo. Opzione che, se ministero e procura non metteranno il turbo sui dissequestri, diventerà l’unica possibilità per salvare un’estate che si preannuncia bollente, sulle strade del Fermano e non solo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico