Fermo, alluvione 2011: sfilano i testi del Pm in aula. Assente l'ex sindaco

Un'aula di tribunale
FERMO -  Rabbia e sconcerto per l’assenza in aula dell’ex sindaco. Prosegue il processo sui tristi fatti dell'alluvione del marzo 2011 in cui persero la vita Giuseppe...

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FERMO -  Rabbia e sconcerto per l’assenza in aula dell’ex sindaco. Prosegue il processo sui tristi fatti dell'alluvione del marzo 2011 in cui persero la vita Giuseppe Santacroce, 51 anni, e la figlia della compagna, Valentina Alleri, 20 anni, travolti dalla piena del fiume a Casette d'Ete mentre si stavano recando a lavoro. A bordo dell'auto c’era anche la madre della ragazza: lei si salvò per miracolo. Ieri doveva essere l'udienza caratterizzata dalla deposizione dell'ex sindaco di Sant'Elpidio a Mare, Alessandro Mezzanotte, accusato di omicidio colposo per non aver assunto, in maniera tempestiva, la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di aver ignorato l'allerta meteo emanata due giorni prima dalla Prefettura di Ascoli Piceno.


L'ex primo cittadino però non si è presentato. Le ragioni? Motivi personali. L'udienza si è svolta ugualmente e sono stati ascoltati gli ultimi testi del pubblico ministero: un residente della zona che ha riferito dello stato delle strade la mattina del 2 marzo 2011 e un agente della forestale, in merito ai documenti raccolti su ordine del Gip e sugli accertamenti condotti per verificare l'esistenza di un piano di protezione civile approvato dal Comune di Sant'Elpidio a Mare. Dopo di che, le parti, di comune accordo, hanno deciso di acquisire tutta la documentazione. Il giudice Cesare Marziali ha poi fissato a maggio 2016, la prossima data dell'udienza. Il padre della giovane Valentina, presente ieri in aula, ha manifestato sconcerto e rabbia, per l'ennesimo rinvio e per l'assenza dell'ex sindaco, che a questo punto verrà ascoltato, forse, la prossima volta. Quella del 2011 è stata una delle alluvioni più violente e disastrose verificatesi nel territorio fermano, non solo per gli enormi danni prodotti ma, soprattutto, per i tragici eventi che secondo i legali delle famiglie delle vittime e la procura potevano essere evitati, se solo il sindaco avesse attivato la cosiddetta "fase di attenzione", rendendo pienamente operativo e permanente, fino al cessare dell'emergenza, il Centro Operativo Comunale, e se avesse disposto l'interdizione delle vie secondarie di accesso alla zona soggetta all'allagamento, tra le quali Via Gioia, la via che aveva imboccato con la sua autovettura e stava percorrendo Giuseppe Santacroce, prima di essere travolto dalla piena del fiume. Il sindaco, invece, sempre secondo la Procura della Repubblica avrebbe attivato il Centro Operativo Comunale troppo tardi, solo alle 9 del mattino del 2 marzo, quando l'auto con a bordo i tre malcapitati era già stata inghiottita dalle acque. 
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Corriere Adriatico