FERMO - «Se devo morire, preferisco farlo a casa mia invece che in ospedale». Una frase che i medici di base stanno sentendo spesso in questi giorni. A pronunciarla,...
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Diversi sindaci, soprattutto quelli dei Comuni più piccoli, dove l’età media è parecchio alta, sono a conoscenza di situazioni di questo tipo. In piena emergenza, i medici di base non vengono quasi più chiamati. I malati provano a resistere, tenendosi il ricovero in ospedale come ultima opzione. E infatti gli accessi al pronto soccorso sono crollati. Se a gennaio sono stati 3.411, a febbraio sono scesi a 3.059, per sprofondare a marzo a 1.324. Per molti, la prova che, prima, al pronto soccorso si andava spesso senza un vero motivo. Ma non è solo quello. Vero è che, con le attività quotidiane ridotte all’osso, gli incidenti si sono quasi azzerati.
La vita, però, va avanti. E malori e malattie ci sono ancora. Solo che, chi può, se le tiene. La maggior parte degli ambulatori medici sono chiusi e le diagnosi, oggi, si fanno perlopiù al telefono. Parla di un «grande calo delle attività ambulatoriali» e di «pochissime urgenze», la presidente dell’Ordine dei medici di Fermo, Anna Maria Calcagni. «I pazienti – spiega – cercano di resistere il più possibile, ma quando tutto questo finirà, avremo numerose emergenze: quelli con patologie croniche che ora in qualche modo stanno sopravvivendo». Gli anziani sono quelli che più degli altri hanno interrotto i contatti con i medici. Per le visite, bisogna spostarsi e spesso farsi accompagnare da qualcuno. Troppo rischioso. «Non si muovono per via delle restrizioni – prosegue Calcagni – a cui vogliono essere aderenti. Influisce anche il fatto che si sia saputo che molti dei casi di Coronavirus sono partiti dall’ospedale». Mentre si battaglia sui tamponi, ieri nel Fermano il Covid-19 ha fatto un’altra vittima: una donna di 71anni di Grottazzolina ricoverata al Murri. Dall’inizio della pandemia, i morti nell’ospedale cittadino sono stati 44, i pazienti ricoverati 85. Rispetto a marzo dell’anno scorso, i ricoveri si sono quasi dimezzati, passando da 1.258 a 754. Ma i morti, in percentuale, sono raddoppianti: 39 (3,10%) nel 2019 e 48 (6,37%) nel 2020. Nel reparto di Terapia intensiva sono transitati finora 27 malati, di cui tre sono morti. Ad oggi i pazienti ricoverati sono 15. I dimessi sono stati 9: uno si trova in Rianimazione ad Ancona, 4 in Pneumosubintensiva a San Benedetto, uno a Villa dei Pini a Civitanova, mentre due sono stati dichiarati clinicamente guariti e stanno continuando la convalescenza a casa. Nel reparto di Malattie infettive i ricoveri finora sono stati 60, oggi i pazienti sono 30. Dodici i decessi registrati finora, 18 i dimessi: uno è stato trasferito a Chiaravalle, uno a Villa dei Pini, 11 sono a casa clinicamente guariti, 5 sono completamente guariti, essendo risultati negativi a due tamponi. Nell’Area Covid 1 sono transitati 36 pazienti. I ricoverati sono 20, i decessi sono stati 12, i dimessi 4: uno si trova all’Inrca, uno a Villa dei Pini, due, clinicamente guariti, a casa. 25 i pazienti transitati nell’Area Covid 2, dove adesso i ricoverati sono 20. I decessi sono stati 2, i dimessi 3, tutti a casa clinicamente guariti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico