Io, lo Zetajoule e due o tre cose da sapere sulla sostenibilità

Io, lo Zetajoule e due o tre cose da sapere sulla sostenibilità
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IEEE Spectrum è una rivista internazionale della più grande associazione al mondo di tecnici e professionisti interessati al progresso della tecnologia a beneficio dell’umanità. Nata come associazione internazionale di ingegneri elettrici ed elettronici, negli anni si è allargata a comprendere quanti si interessano di progresso tecnologico. Nell’ultimo numero appena pubblicato, David Fork e Ross Koningstein invitano gli ingegneri ad impegnarsi per interrompere i cambiamenti climatici in atto: «Che tu crei macchine o progetti algoritmi o analizzi numeri, che ti occupi di biologia, chimica, fisica, computer o ingegneria elettrica, hai un ruolo da svolgere, ridurre le condizioni che provocano i cambiamenti climatici».

Non è un invito ai soli ingegneri, ma a tutte le donne e uomini che credono nel progresso delle conoscenze come strumento per migliorare le condizioni del pianeta in cui tutti viviamo, riducendo le tante condizioni che conducono ad un inesorabile impoverimento della biodiversità e del capitale naturale. Negare i cambiamenti climatici in atto è da stupidi, esistono conferme ogni giorno, l’ultima la scorsa settimana in Germania e nei Paesi Bassi.

Occorre intervenire con misure concrete riducendo la generazione di energia da fonti fossili che disperdono nell’atmosfera anidride carbonica (C02) causa primaria dei cambiamenti climatici. Occorre incrementare le fonti di energia rinnovabili, il solare ad esempio, con i necessari sistemi di accumulo come le batterie. Sono necessarie transizioni graduali ma continue lungo questa direzione.

Per contrastare i cambiamenti climatici non possiamo istantaneamente privarci di energia, necessaria per le nostre infrastrutture strategiche, gli ospedali, le scuole. Ma dobbiamo avviare percorsi alternativi e virtuosi. Sapete quanta energia consumiamo tutti in un anno? uno ZetaJoule (mille-miliardi-di-miliardi di Joule), ai miei studenti ricordo che un Joule è l’energia necessaria per sollevare di un metro un’arancia matura. Lo sviluppo economico ha richiesto un sempre maggior uso di energia.

Fintanto che non disporremo di fonti alternative non inquinanti basate sulla fusione atomica, dovremo integrare ed ottimizzare tra loro le fonti energetiche riducendo la produzione di CO2 e quindi la combustione dei fossili: carbone e idrocarburi. Facciamo un esempio. Le auto elettriche su cui l’Europa ha finalmente deciso di investire seriamente, non risolvono il problema fintanto che l’energia elettrica con cui carichiamo le batterie non arriva da fonti rinnovabili. Sicuramente le auto elettriche sono più efficienti, consumano meno, e questo contribuisce positivamente. Il risparmio è già una fonte di energia compatibile con l’ambiente.

Il piano sulla riqualificazione degli immobili dal punto di vista energetico, il cosiddetto 110%, va proprio in questa direzione, consumare meno fonti fossili, come il metano, per garantire comfort alle nostre abitazioni. Speriamo che il Governo non decida di toglierlo, perché finora è stata una misura molto concreta per ridurre la produzione di CO2.

Oltre al risparmio e all’uso di fonti rinnovabili, l’altra possibilità è recuperare l’anidride carbonica dall’atmosfera, azione molto dispendiosa, oppure mentre la si produce nelle centrali termiche immagazzinarla nel sottosuolo, con implicazioni ancora da analizzare. Il Governo sta guidando una transizione energetica nel Pnrr, ma da quanto emerge molte scelte appaiono incomprensibili se non addirittura sbagliate. L’idrogeno, un vettore energetico molto importante anche per la mobilità, deve essere prodotto da fonti rinnovabili, se si utilizzano fonti fossili, se ne azzerano tutti i vantaggi. Faccio mio l’invito degli autori del citato articolo: chi ha competenze e conoscenze contribuisca nel proporre innovazioni e soluzioni tecnologiche compatibili con l’ambiente, e a chi ha responsabilità politiche incentivi queste aspirazioni e individui linee di sviluppo capaci di utilizzare energia meno inquinante, proponendo nuovi modelli organizzativi e logistici più compatibili con l’ambiente.

* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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Corriere Adriatico