ROMA - Chi non ha mai spiato il cellulare del proprio partner a caccia di telefonate e messaggi nascosti, magari spulciando chat, e-mail e profili social? Questa...
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Secondo la Corte, la condotta posta in essere configura il delitto di rapina. In tale reato il profitto può non consistere esclusivamente in un vantaggio patrimoniale, ma può concretizzarsi in qualsiasi utilità, anche solo morale, purché l'azione sia attuata impossessandosi con violenza della cosa altrui e sottraendola a chi la detiene. Tale finalità, consistente nel leggere i messaggi, viola il diritto alla riservatezza.
La Corte ha ritenuto sussistere, nel caso in oggetto, il reato di rapina e non di furto con strappo. Il reato di furto con strappo si ha quando la violenza viene esercitata solo sulla cosa e in via del tutto indiretta verso la persona che la detiene. La rapina, invece, presuppone la necessità di vincere la resistenza del proprietario della cosa e pertanto la violenza si estende alla persona.
L'instaurazione di una relazione sentimentale tra due persone appartiene alla sfera della libertà e rientra nel diritto inviolabile dell'autodeterminazione, che ha il suo fondamento nella Costituzione, dato che non può assicurarsi una piena ed effettiva garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo senza che sia rispettata la sua libertà di autodeterminazione, bene primario nella sfera delle relazioni umane.
Non bisogna sottovalutare, pertanto, il comportamento molto diffuso, a volte anche per gioco, di sottrarre lo smartphone al proprio partner. E' necessario riflettere bene prima di agire perché oltre a mettere in crisi il rapporto sentimentale si rischia di sporcare la propria fedina penale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico