"Pedina" il marito per un anno e scopre il tradimento: ma tutto le si ritorce contro

Pedina il marito online e scopre il tradimento
RIESE - Ha pedinato il marito online per quasi un anno, raccogliendo le prove della storia extraconiugale del compagno di una vita, padre della sua figlioletta. Un lavoro paziente...

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RIESE - Ha pedinato il marito online per quasi un anno, raccogliendo le prove della storia extraconiugale del compagno di una vita, padre della sua figlioletta. Un lavoro paziente che però l'ha messa nei guai: quando la 40enne ha scoperto le carte, svelando al marito di sapere tutto della storia che stava intrattenendo perché aveva spiato il contenuto del suo cloud si è ritrovata con una denuncia da parte dell'uomo per violazione di sistema informatico. Ed è finita a processo. 

 
MATRIMONIO IN FRANTUMILa moglie, da tempo insospettita per il comportamento non sempre trasparente del coniuge, aveva iniziato a cercare le prove che potessero confermare i sospetti di un'amante. Tra le piste che segue, nell'aprile del 2017, le viene in mente di dare un'occhiata al computer ma dentro non trova nulla. A quel punto l'intuizione: entra, con le password di cui era in possesso, nel cloud dropbox che fino a quel momento era stato usato da entrambi per immagazzinare e salvare dati e file. L'intuizione è giusta. Nello spazio di archiviazione virtuale trova infatti quello che stava cercando: copie di mail, foto, messaggi salvati. Una miniera di informazioni che la mette sulla strada giusta. A quel punto trova anche la forza di mantenere il sangue freddo: silenziosamente continua a pedinare l'uomo, seguendo le tracce che lui lascia online. E va avanti così per un anno. Poi, raccolto tutto quello che le serve contatta un legale: nella primavera 2018 fa arrivare al coniuge la richiesta di separazione con addebito. L'uomo però passa al contrattacco. «Quel cloud è intestato a me, lei non aveva il diritto di guardarci dentro» accusa il marito, che denuncia la donna per violazione di sistema informatico. «Io avevo le password - è la tesi della donna, difesa dagli avvocati Davide Adami e Marco Libardi del Foro di Verona - non le ho rubate, era un accesso condiviso. È stato lui che non le ha cambiate per nascondere i suoi affari».

LA BATTAGLIAGià, un errore gravissimo. In sede civile la 40enne imputa all'ex la responsabilità per la fine del matrimonio. Tradotto: una montagna di soldi in alimenti. La denuncia penale sporta dall'uomo appare insomma quasi una sorta di vendetta. Ma il processo potrebbe anche non iniziare mai: in sede civile infatti gli avvocati lavorano per una transazione. La moglie rinuncerebbe a una parte cospicua delle sue pretese economiche, e il marito dovrebbe ritirare la querela. Il procedimento davanti al giudice penale è stato quindi rinviato per dare tempo alle parti di trovare un accordo.
Denis Barea  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico