Lasciato in attesa si suicida in ospedale I parenti distruggono il pronto soccorso

Si suicida in ospedale dopo essere stato lasciato in attesa: i parenti devastano il pronto soccorso
È arrivato in ospedale a Gallarate (Varese) in ambulanza nel primo pomeriggio di oggi, accusando un malore e in forte stato di agitazione, e senza attendere la visita (gli...

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È arrivato in ospedale a Gallarate (Varese) in ambulanza nel primo pomeriggio di oggi, accusando un malore e in forte stato di agitazione, e senza attendere la visita (gli era stato assegnato un codice bianco) è salito al quinto piano e si è gettato nel vuoto, morendo sul colpo. I suoi familiari, appena informati, hanno devastato il Pronto Soccorso e aggredito il personale sanitario, tanto che la direzione e il 118 hanno dovuto dirottare le urgenze ad altri presidi ospedalieri per circa tre ore.


Trent'anni, in cura per problemi di tossicodipendenza al Sert e a quanto emerso con problemi psichici, l'uomo non è stato visto da nessuno lasciare la sala di attesa del Pronto Soccorso per cercare la morte. Già ieri mattina, secondo le prime ricostruzioni, si era presentato nella struttura ma era andato via prima che i medici lo chiamassero per la visita.

La prima ad accorrere sul posto, mentre carabinieri e polizia stavano procedendo con gli accertamenti di rito, è stata sua madre. La donna, poi raggiunta da altri familiari, quando il corpo del figlio è stato trasportato in obitorio per decisione della Procura di Busto Arsizio, si è diretta in Pronto Soccorso, dove ha minacciato il personale ospedaliero. In particolare, a quanto emerso, avrebbe colpito con un pugno al volto un'infermiera. I suoi due figli, fratelli del trentenne suicida, si sono invece scagliati contro gli arredi, lanciando sedie contro le vetrate e distruggendo alcuni pc del Triage.


A riportare la calma sono intervenuti gli agenti. Non potendo gestire le accettazioni a causa dei terminali fuori uso, la direzione ospedaliera e il 118 hanno dovuto dirottare su altri ospedali le urgenze in arrivo, per circa tre ore. Ora i familiari del trentenne rischiano una denuncia per danneggiamento, interruzione di pubblico servizio e lesioni (qualora l'infermiera decidesse di sporgere querela). «Il primo pensiero va al ragazzo, la morte di una persona fragile è una tragedia - ha dichiarato Roberto Gelmi, direttore dell'ospedale - la mia comprensione e solidarietà per il personale che lavora, ormai sempre a rischio, cercando di fare il meglio». Medici e personale sanitario, scossi per l'accaduto, verranno scortati alle vetture e per tutta la notte una pattuglia della polizia resterà di guardia fuori dal Pronto Soccorso.
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Corriere Adriatico