ROMA - Per lucrare sulla disperazione dei terremotati, c'è perfino chi si è inventato finte stalle «per accudire gli animali delle zone colpite dal sisma e...
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Così si spiega quella ridda di solidarietà farlocca - centinaia di iniziative nate e germogliate quasi sempre nei meandri social della rete - che scommettendo sulla generosità altrui punta a macinare profitti per tutt'altre (più ignobili che nobili) cause. Nel marasma delle collette fasulle, sono spuntate iniziative che mostrano un lato forse perfino peggiore di quello di chi, sul terremoto, ha voluto lucrarci sopra. Quelli degli «scherzi». Come a Latina, dove la Croce Rossa provinciale ha dovuto smentire con forza una raccolta di generi alimentari in uno dei suoi depositi. In centinaia si erano recati sul posto perché qualcuno aveva diffuso un falso appello via Facebook e WhatsApp. Una «burla» da social, che per ore ha complicato il lavori di decine di volontari, in un momento in cui di tempo da perdere ce n'era davvero poco. Dopo la scossa del 30 ottobre che ha devastato la Valnerina, sul web sono apparsi centinaia di annunci per vendere i prodotti tipici «delle zone colpite».
E c'è chi ha pensato di cogliere l'occasione per smerciare i propri prosciutti, legumi e salami, spacciandoli per quelli dei paesi messi in ginocchio dal sisma. Una sfilza di segnalazioni arrivate alla Postale ha costretto il Comune di Norcia a pubblicare sul proprio sito istituzionale l'elenco delle aziende del territorio che avevano aderito «alle iniziative di vendita di prodotti locali a sostegno dell'economia», chiedendo alle imprese una serie di dati per «tutelare l'autenticità delle attività locali» e mettere fuori gioco i truffatori. Ma un premio nella classifica degli avvoltoi del web andrebbe assegnato a un 28enne reggino che chiedeva i soldi per i terremotati e poi li spendeva al video-poker. A incastrarlo è stata la Polizia Postale, con il coordinamento della Procura di Reggio Calabria, partita dal profilo Facebook in cui il giovane millantava una colletta benefica addirittura per conto della Protezione Civile di Messina. Prometteva «una corsa contro il tempo, per dare un pasto completo» agli abitanti di Amatrice, Accumoli e Arquata, peccato che l'iban piazzato in bella vista nei flyer rilanciati sulla rete a forza di mi piace corrispondesse a un conto corrente intestato a lui.
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Corriere Adriatico