San Benedetto, vu pescà abusivi Prodotti ittici a prezzi stracciati

Alcuni abusivi nei pressi del mercato settimanale
SAN BENEDETTO - Arrivano in chalet e ristoranti della Riviera a bordo...

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SAN BENEDETTO - Arrivano in chalet e ristoranti della Riviera a bordo delle loro biciclette e offrono a prezzi stracciati pesci più o meno pregiati, privi di qualunque controllo. Sono gli abusivi del settore, una sorta di “vu pescà” forma alimentare dei venditori di merce contraffatta, che non si fanno scrupolo di ribassare i prezzi a fronte di una totale mancanza di igiene, controlli e, ovviamente, scontrini o fatture.Si tratta di un fenomeno che sta crescendo in maniera esponenziale, complice l’aumento vertiginoso del costo del pesce che, dopo Natale peraltro, non è diminuito al dettaglio. Se, infatti, al mercatino del porto un calamaro dell’Adriatico è venduto a 35 euro al chilo, trovarlo a cifre più basse non può che far gola sia al ristoratore sia alla casalinga. Ma, tornando al fenomeno, non nuovo ma esploso recentemente a San Benedetto, a praticare questa sorta di dumping sono perlopiù stranieri. Si possono trovare - neppure fossero gabbiani - nei pressi delle barche del porto quando, all’imbrunire, le barche più grandi fanno scalo. È qui che si approvvigionano, magari dando una mano a scaricare le cassette. Ma non è raro incontrare questi personaggi anche all’asta, di primo mattino, e, soprattutto, nella parte Sud del porto, dove sarebbero però più organizzati quando si tratta di accaparrarsi sacchetti di vongole. «Sì - conferma Federico Palestini, storico ristoratore della Caserma Guelfa - non è raro incontrare questi personaggi al porto. Vendono in maniera abusiva, certo, e questi pesci vengono offerti anche ai miei colleghi e ai singoli cittadini. Certo, mi chiedo chi abbia il coraggio di acquistarli visto che non c’è assolutamente alcun controllo mentre noi acquirenti professionali siamo costretti a presentare tutte le autorizzazioni. Noi arriviamo con furgoncini coibentati e dobbiamo avere le bolle di accompagno, facciamo fattura». Ovviamente, se questi abusivi del pesce non hanno alcun titolo per vendere, non possono neppure garantire che il prodotto sia salubre. E considerato che tra i pesci più “spacciati” ci sono proprio le alici o, più in generale, i pesci azzurri, l’anisakis, il temibile parassita che si annida nei visceri di queste tipologie di animali potrebbe essere presente. Per non parlare del fatto che spesso il trasporto avviene in maniera precaria, su bici in cassette di polistirolo, oramai bandite. Gli animali vengono toccati da più mani, c’è veramente da sperare che nessuno compri. E invece, se gli abusivi ci sono, evidentemente rispondono a un’esigenza del mercato. Intorno a questi personaggi c’è sempre un buon movimento quando si appostano fuori dal mercatino al dettaglio, ad esempio. O nei pressi del pontino lungo durante i giorni di mercato, addirittura vicino alla Palazzina Azzurra se vogliono convincere le massaie. Circa le vongole poi, o i tonni e persino i pesci spada sottomisura, a volte sono proprio gli abusivi ad averne. Perché si tratta di un surplus che, visti i quantitativi contingentati di alcune specie, invece che essere ributtate a mare come impone la normativa, arrivano a terra ma non possono entrare nel circuito ufficiale.
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Corriere Adriatico