Scoperta legionella in un albergo, una task force sanitaria al lavoro: la scoperta dopo il malore di un turista milanese

La legionella si diffonde tramite i filtri sporchi
SAN BENEDETTO - Allarme per un caso di legionella che si è verificato in un albergo del lungomare di San Benedetto.  È tutto partito dalla...

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SAN BENEDETTO - Allarme per un caso di legionella che si è verificato in un albergo del lungomare di San Benedetto.  È tutto partito dalla segnalazione dell’Agenzia Territoriale Sanitaria di Milano che ha inviato all’Asur regionale la notizia di un caso di legionellosi, malattia soggetta a sorveglianza speciale, riguardante un cittadino italiano di 69 anni, residente in Lombardia, che ha soggiornato in un albergo del lungomare di San Benedetto del quale, per ovvi motivi, né l’Asur né il Comune hanno reso pubblica la denominazione.

Pochi alunni vaccinati, pressing alle famiglie dell’Ufficio scolastico. Circolare ai presidi per informare le famiglie dei vaccini senza prenotazione

 

Da questa segnalazione sono partiti tutti i controlli del caso portati avanti dall’Arpam che ha attivato un’indagine ambientale sulla struttura ricettiva e, in particolar modo, sull’impianto idrotermosanitario. 

I risultati sono consistiti nella rilevazione della presenza di legionella pneumophila in concentrazione superiore a 10.000 UCF/L nei campioni di acqua calda sanitaria prelevata da alcune camere dell’albergo. In pratica l’impianto idrico della struttura è risultato essere “fonte di contaminazione da legionella” e, al fine di tutelare la salute pubblica, è stato immediatamente ordinato, con un documento firmato dal sindaco Pasqualino Piunti, di non utilizzare in alcun modo le strumentazioni (boiler) dell’acqua che rifornisce le camere controllate, di sostituire i filtri dei rubinetti e dei soffioni, così come i giunti e le tubature flessibili, di bonificare completamente tutto l’impianto idrotermosanitario e di effettuare tutta una serie di altri provvedimenti come l’iperclorazione dell’acqua e le varie forme di disinfezione. E ancora, anche in seguito all’iperclorazione permarrà il divieto di consumo ad uso umano dell’acqua per l’intero periodo che intercorre tra l’immissione del cloro nell’impianto e il ritorno ad una concentrazione inferiore a 0.2 milligrammi per litro così come previsto dalla legge. Al termine di questi interventi dovrà avvenire una nuova ispezione. 



Fino a quel momento sarà assolutamente vietato utilizzare il boiler del ricircolo e quello che rifornisce alcune stanze dell’albergo che sono collegate alla fonte dell’infezione. Un atto che, come cita lo stesso documento, va eseguito in «estrema urgenza». La proprietà dell’albergo dovrà quindi comunicare l’avvenuta esecuzione delle operazioni di avvenuta bonifica e trasmettere la documentazione concernente il protocollo di controllo del rischio legionellosi alla luce della revisione della valutazione del rischio legionellosi, compresi i referti analitici rilasciati dai laboratori accreditati. L’ultimo esame sarà poi eseguito dal personale del servizio di igiene e sanità pubblica dell’Area Vasta. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico