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ASCOLI - Il Partito democratico alza la voce dopo il no alla Zes per le Marche. «Il Piceno e la nostra regione sono invisibili per il governo. L’esclusione da queste agevolazioni è un tradimento per il nostro territorio: abbiamo tutto il diritto per farne parte».
L’onorevole Augusto Curti tuona: «Un atto grave aver respinto il mio emendamento che richiedeva l’inserimento delle Marche nella Zona economica speciale unica. Così si rischia di pregiudicare il rilancio economico e produttivo della nostra regione. Anche in questa occasione il governo volta le spalle ai marchigiani, nel silenzio assordante della giunta e dei rappresentanti del centrodestra. La Zes garantisce incentivi e sgravi fiscali: l’Abruzzo, per fare un esempio, usufruirà di queste agevolazioni. Le Marche saranno tagliate fuori, nonostante ne abbiano pieno titolo: oltretutto qui stiamo subendo gli effetti devastanti di crisi economica, terremoto, covid, alluvioni. E qui ci sono quattro stati d’emergenza».
Nella seduta di martedì scorso, la Camera ha approvato il disegno di legge di conversione, recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese. Si attende ora il passaggio in Senato per la conversione in legge entro il 18 novembre. Il decreto istituisce la Zona economica speciale del Mezzogiorno comprendente Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Dal 2024 la Zes unica per il Mezzogiorno sostituirà le Zes attuali, istituite nel 2017 dal governo Gentiloni e operative nel 2022 quando Draghi le inserì nel Pnrr. L’obiettivo è fornire più incisive opportunità di lavoro e crescita, rendendo queste aree competitive e attrattive per investimenti ed imprese.
Il parlamentare Dem punta il dito verso il mondo politico locale. «Era al centro degli impegni del centrodestra durante la campagna elettorale nelle ultime regionali – spiega Curti -.
Corriere Adriatico