Ascoli, troppe assenze in azienda Cita in giudizio ​la sorella dipendente

Il giudice Bartoli
ASCOLI - La sorella maggiore, con cui lavorava alle dipendenze in un'impresa, l'aveva denunciata per truffa in quanto, nonostante fosse in malattia, avrebbe continuato a...

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ASCOLI - La sorella maggiore, con cui lavorava alle dipendenze in un'impresa, l'aveva denunciata per truffa in quanto, nonostante fosse in malattia, avrebbe continuato a lavorare per conto di terzi. Il giudice Marco Bartoli, però, ha assolto un'ascolana di 45 anni in quanto il fatto non sussiste. Il pubblico ministero Gennaro Cozzolino aveva invece chiesto per l'imputata la condanna a sei mesi di reclusione. Che fra le sorelle non scorresse buon sangue da diverso tempo era risaputato ma che si arrivasse alla citazione in giudizio in tribunale ha sorpreso quanti conoscono la sorella maggiore, è la titolare di un'impresa. Lo scorso anno la sorella minore assunta presentò un certificato medico in cui si attestava che, dovendosi sottoporre ad una serie di cure specifiche, sarebbe stata impossibilitata a lavorare per un certo periodo. L’assenza, però, non ha convinto il datore di lavoro che, essendo convinta che la sorella stesse mentendo sul suo effettivo stato di salute, decise di assumere un investigatore privato affinchè accertasse l'effettiva entità della malattia. Quest'ultimo entrò in azione recandosi in un agriturismo gestito dal padre delle due sorelle. renotò una camera ma pose determinate condizioni. Siccome soffriva di particolari allergie il locale dove avrebbe dovuto dormire doveva essere igienizzato in maniera particolare. L'anziano genitore, non essendo in grado di svolgere certi lavori, telefonò alla figlia - quella che si trovava in malattia - affinchè andasse all'agriturismo per dargli una mano nelle faccende. Mentre ciò avveniva, l'investigatore riprese con una telecamera P. P. mentre stava lavorando. Il fatto venne poi portato a conoscenza dell'istituto di previdenza che chiese all'assistita la restituzione dei soldi versati al datore di lavoro per tutti i giorni di malattia. Secondo il giudice però la tesi accusatoria non era sufficientemente fondata e così ha assolto l’imputata.
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Corriere Adriatico