Saco, crac da 300 milioni di euro: l'udienza salta ancora. «Non ci sono le copie degli atti»

Istanza rigettata ma non c’è tempo per ascoltare i curatori fallimentari

Saco, crac da 300 milioni di euro: l'udienza salta ancora. «Non ci sono le copie degli atti»
ASCOLI Un’eccezione presentata dagli avvocati difensori dei sei imputati per il crac di circa trecento milioni di euro della Saco ha di fatto slittare le testimonianze dei...

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ASCOLI Un’eccezione presentata dagli avvocati difensori dei sei imputati per il crac di circa trecento milioni di euro della Saco ha di fatto slittare le testimonianze dei curatori fallimentari che erano state calendarizzate nell'udienza di ieri. Schermaglie procedurali che avvengono nell'ambito di un processo delicato e complesso. In apertura di udienza, i difensori hanno sollevata una eccezione sulle copie degli atti che non erano state ricevute integralmente. 

Il fascicolo

All'interno del fascicolo che è stato consegnato agli avvocati degli imputati, infatti, mancavano alcuni atti e da qui la lamentela formale presentata ai giudici. Pertanto, il collegio giudicante si è riunito per sciogliere la riserva e dopo c circa due ore hanno rigettato l'istanza. A questo punto, però, non c'era più tempo per sentire neppure uno dei tre curatori fallimentari nominati dal tribunale di Ascoli che verranno però ascoltati il 10 aprile, giorni in cui è stato aggiornato il processo. Sul banco degli imputati è finito Pietro Santarelli, in qualità di presidente della Saco oltre che presidente e amministratore di altre società partecipate dalla stessa società fallita o comunque riconducibili al gruppo. Con lui anche i figli Felice, in quanto componente del cda e amministratore delegato della Saco, e Susi, anche lei finita sotto inchiesta per aver fatto parte del consiglio di amministrazione della società fallita.

Le accuse

Sono imputati per bancarotta patrimoniale aggravata per distrazione, poiché, sempre secondo quanto sostenuto dalla Procura nella richiesta di rinvio a giudizio, in un periodo in cui «era chiaro e conclamato il dissesto della Saco e in vista di possibili azioni esecutive da parte dei creditori, distraevano dal patrimonio della Saco attività patrimoniali e finanziarie» . Nei loro confronti, è stata formalizzata anche l’accusa di bancarotta preferenziale per aver effettuato pagamenti a discapito della “par condicio creditorum” per circa 8,5 milioni di euro e di bancarotta patrimoniale aggravata impropria da reato societario per aver esposto fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero, incrementando di conseguenza il deficit patrimoniale della Saco per circa 98 milioni di euro. Davanti al giudice, poi, sono finiti anche i tre componenti del collegio sindacale: , ciascuno per il periodo in cui hanno ricoperto l’incarico. Pur essendo a conoscenza dello stato di dissesto, avrebbero dato parere favorevole nelle loro relazioni.

 

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Corriere Adriatico