Ascoli, troppi attacchi dei lupi. Mazzoni di Coldiretti: «Sì ai piani di contenimento o gli allevatori abbandonano le montagne»

Due lupi, foto generica
ASCOLI - La proliferazione incontrollata e non regolata dei lupi sta mettendo a terra il settore degli allevamenti ovini. Molte aziende hanno chiuso. La Coldiretti da tempo lancia...

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ASCOLI - La proliferazione incontrollata e non regolata dei lupi sta mettendo a terra il settore degli allevamenti ovini. Molte aziende hanno chiuso. La Coldiretti da tempo lancia l’allarme ed ora siamo all’emergenza. La stessa Commissione europea se ne sta accorgendo. Aprirà un processo di decisione sull’eventuale declassamento dello stato di protezione del lupo, raccogliendo dati rilevanti dalle comunità locali e dai ricercatori, in seguito alle crescenti richieste degli agricoltori europei. «La concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per gli esseri umani» ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen.  


 
Cauta soddisfazione da parte di Coldiretti Ascoli-Fermo. Il presidente Stefano Mazzoni: «Che in Europa si inizi a parlare dei potenziali pericoli dei lupi è un passo avanti, ma diventa inutile se in Italia dovesse continuare a essere considerata una specie vulnerabile. Secondo l’Ispra, in Italia ci sono 3.300 esemplari e quindi urge una revisione dello stato di conservazione. Il lupo non è più una specie a rischio: occorrono piani di contenimento della popolazione». 

Cento incursiono documentate negli ultimi 5 anni
 

Negli ultimi 5 anni, tra le province di Ascoli e Fermo, sono avvenute oltre 100 incursioni di predatori verso gli allevamenti, il 24% del totale marchigiano, secondo la Regione, che valuta circa 1.500 uccisioni tra capre, pecore, vitelli e cavalli. Numeri limitati ai casi ammessi a rimborso, ovvero quando i capi vengono ritrovati sbranati, lasciando fuori statistica tutti i capi dispersi o schiacciati nella calca che si crea all’interno delle stalle durante gli attacchi. Senza contare il mancato reddito dovuto agli aborti spontanei o alla riduzione di produzione di latte. Solo per capre e pecore, le specie più attaccate, negli ultimi 10 anni, si sono persi il 47% degli allevamenti ascolani e il 51% di quelli fermani. Intanto c’è una proposta di legge in Parlamento, con tra i promotori l’onorevole del Pd Augusto Curti, che mira ad una regolamentazione, agendo specialmente su sterilizzazione degli ibridi lupo-cane (incroci già in atto) e dei cani randagi per prevenire la proliferazione, nonché fondi risarcitori per gli allevatori. «Il rischio è l’abbandono delle montagne e delle aree interne da parte di tante famiglie e dei tanti giovani che sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta, con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore» dice Coldiretti. 

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Corriere Adriatico