Comunanza, sempre più stragi di pecore. Gli allevatori: «Resteremo senza le greggi». Appello alla Regione

Comunanza, sempre più stragi di pecore. Gli allevatori: «Resteremo senza le greggi». Foto generica
COMUNANZA L’allarme ormai è ai massimi livelli: si è di fronte ad una emergenza da contenere con urgenza. Gli allevamenti di ovini dell’entroterra e...

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COMUNANZA L’allarme ormai è ai massimi livelli: si è di fronte ad una emergenza da contenere con urgenza. Gli allevamenti di ovini dell’entroterra e della zona montana rischiano di chiudere. È quanto emerge dalle considerazioni del gruppo allevatori piceni e fermani che, in una nota, sollecitano la Regione ad intervenire immediatamente e mettere in atto quelle misure che in più occasioni l’assessore all’agricoltura aveva prospettato. «Tanti impegni presi ma fino adesso pochi risultati raggiunti: è ora che la Regione – dicono gli allevatori - dia corpo e sostanza alle parole, perché diversamente sarà complice della scomparsa di un settore chiave del tessuto economico piceno come quello della pastorizia».  


Le criticità


Il problema chiave e crescente è quello della presenza dei lupi che, ormai numerosissimi, aggrediscono greggi e allevamenti. «Continuiamo ad assistere inermi alle stragi di pecore che avvengono sui pascoli e nelle stalle per una presenza eccessiva di lupi – dicono – e chiediamo che a livello nazionale il lupo non venga più riconosciuto come specie in via di estinzione e ci siano piani di contenimento e di selecontrollo, come per tutte le altre specie selvatiche. Le uniche due formule di difesa che abbiamo sono recinzioni ad hoc e cani pastore. L’assessore all’Agricoltura Andrea Antonini aveva accolto favorevolmente diverse nostre proposte, affermando pubblicamente che i bandi erano pronti. La prima quella di finanziare la realizzazione di recinzioni almeno attorno ai ricoveri notturni degli animali e la seconda di intervenire sui costi per l’alimentazione dei maremmani necessari per la guardia perché dar da mangiare ad un branco di 10 cani costa mediamente 5 mila euro l’anno». E ancora gli allevatori. «Avevamo chiesto che la Regione si facesse carico del costo per lo smaltimento degli animali sbranati, cosa che l’assessore aveva recepito e promesso in un contributo a carcassa. Peccato però che nei fatti nessuna delle tre misure è stata ad oggi attivata e a pagarne le conseguenze siamo noi allevatori”. 


Lo studio


Gli allevatori rimarcano che i numeri sembrano confermare che il lupo ormai non è più in pericolo, poiché censito come “Least concern” dallo Iucn, ovvero a rischio minimo di estinzione, in quanto non soddisfa nessuno dei criteri delle categorie in pericolo generale, in pericolo critico, vulnerabile o prossimo alla minaccia di estinzione. «Occorre – concludono i pastori - che le istituzioni definiscano un piano nazionale come quello che hanno fatto altri Paesi Ue, tipo Francia e Svizzera, per la difesa degli agricoltori e degli animali allevati. Serve responsabilità nella difesa di allevamenti, pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e salvaguardare il paesaggio. Senza i pascoli le montagne muoiono e l’ambiente si degrada». Secondo l’Ispra la gran parte della popolazione dei lupi è concentrata lungo gli Appennini, dove sono 2.400 gli esemplari sui 3.300 presenti in Italia. 
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Corriere Adriatico