Serra San Quirico, mobilitazione per la strada di Papa Clemente

La manifestazione di ieri sulla strada fatta costruire da Papa Clemente
SERRA SAN QUIRICO - Se il detto della sposa vale anche per una manifestazione, quella organizzata domenica mattina per chiedere la riapertura della strada di Papa Clemente...

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SERRA SAN QUIRICO - Se il detto della sposa vale anche per una manifestazione, quella organizzata domenica mattina per chiedere la riapertura della strada di Papa Clemente nel suo tratto che corre lungo la gola della Rossa dovrebbe essere particolarmente fortunata. Il diluvio di ieri mattina non ha impedito a più di duecento persone di aderire, ombrelli alla mano, all'evento "riprendiamoci la strada" organizzato da un gruppo di cittadini con il sostegno di Italia Nostra. 

"Non è una protesta - precisano i portavoce Leonardo Animali e Laura Trappetti - ma una passeggiata festosa di chi va in bicicletta, cammina, si arrampica e vuole godere di un posto che è di tutti e di una strada che non è giusto rimane ad uso esclusivo di chi ha un'attività di impresa". 
La strada è, per deroga, ad uso delle cave proprietarie di alcuni falesie e, per ragioni di sicurezza, non solo per l'uso delle mine ma proprio per la natura calcarea delle parete friabili, è stata chiusa nel 2010 dal comune di Serra San Quirico. Una strada storica. Costruita da Papa Clemente XII nel 1733 per collegare Ancona alla via Flaminia che seguiva un tracciato di epoca romana per secoli ad uso dei carbonai e dei pastori. Con il traffico nel dopoguerra si trasformò in una strada dal tracciato diretto (SP 76), poi a scorrimento veloce (SS76) con una serie di gallerie per superare il valico di Fossato di Vico, schivare centri abitati ed evitare la stretta e pericolosa via lungo la Gola della Rossa tra Pontechiarod'ovo e Serra San Quirico. Quel tratto accessibile solo a pedoni e ciclisti sul lato sinistro del fiume e danneggiato dal l'alluvione del 2013 che, oggi, si chiede di riaprire al pubblico. "Questo tratto deve ritornare ad essere un bene comune - insistono gli organizzatori - anche perché è l'unica alternativa per gli abitanti di Pontechiarod'ovo segregati ogni giorno per il passaggio dei treni e la chiusura del passaggio a livello in media otto ore al giorno".  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico