Rigopiano, un anno dopo la tragedia ancora bloccati i fondi per Samuel

Rigopiano, un anno dopo la tragedia ancora bloccati i fondi per Samuel
OSIMO - «Non capisco come mai, se l’Inps fa versamenti sul conto corrente pupillare intestato a Samuel, non possa farlo un altro ente come un Comune». Ad un anno...

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OSIMO - «Non capisco come mai, se l’Inps fa versamenti sul conto corrente pupillare intestato a Samuel, non possa farlo un altro ente come un Comune». Ad un anno dalla tragedia di Rigopiano Alessandro Di Michelangelo, il fratello di Dino, il poliziotto ucciso dalla valanga sul Gran Sasso con la moglie Marina, rompe il silenzio sui fondi raccolti dal Comune e fermi nelle casse pubbliche. Ben 140mila euro che non risultano depositati nel conto corrente gestito dal tutore nominato dal giudice finché non compirà i 18 anni il piccolo Samuel, il figlio della coppia nativa di Chieti ma residente da anni a San Paterniano e per il quale il Comune avviò la raccolta fondi nazionale per garantirgli un futuro economicamente stabile. Il sindaco Pugnaloni, incalzato dall’opposizione, aveva sempre spiegato che «verseremo la somma quando conosceremo il tutore definitivo».


Al momento però un tutore definitivo non c’è. Da un anno il Tribunale dei minori ha nominato proprio Alessandro Di Michelangelo quale tutore provvisorio senza mai sostituirlo. Neanche adesso che Samuel vive con gli zii materni, sempre a Chieti. «Mi sento col giudice quasi quotidianamente e –spiega Alessandro anche lui poliziotto - non mi ha fatto capire che nominerà a breve un altro tutore. In questo anno mi sono talmente dedicato a Samuel da non aver quasi avuto modo di elaborare del tutto il lutto». Alessandro ad un anno da quel 18 gennaio - nel quale la valanga che scese dal Gran Sasso fece 27 vittim tra le cui il fratello Dino, 41 anni agente del commissariato di Osimo, e Marina Serraiocco, 37 anni commerciante in corso Mazzini - spiega che cosa è stato fatto a favore del nipotino salvato da quell’apocalisse di neve, che ha appena compiuto 8 anni. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico