L’omicidio avvenne dopo 12 denunce Accolto il ricorso contro i giudici

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SENIGALLIA - Venne uccisa dall'ex marito dopo che per 12 volte l'aveva denunciato. Ora la Corte di Cassazione accoglie il ricorso dei tre figli. Dopo sette anni dalla...

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SENIGALLIA - Venne uccisa dall'ex marito dopo che per 12 volte l'aveva denunciato. Ora la Corte di Cassazione accoglie il ricorso dei tre figli. Dopo sette anni dalla “morte annunciata” di Marianna Manduca - che aveva invano denunciato per dodici volte alla Procura di Caltagirone le intenzioni omicide dell'ex marito Saverio Nolfo, suo carnefice - la Cassazione apre oggi la strada affinché i tre figli minori, sulla base della legge del 1988 sulla responsabilità civile dei magistrati, possano avere dallo Stato un risarcimento per la “negligenza inescusabile” dei pm che avrebbero dovuto occuparsi di quelle denunce, come chiede il legale dei tre adolescenti, l'ex pm antimafia Aurelio Galasso. La Suprema Corte ha infatti accolto il ricorso con il quale lo zio, Carmelo Calì, nominato tutore dei tre bambini di 9, 11 e 12 anni, ha fatto valere il diritto dei piccoli orfani - che vivono con lui e la sua famiglia che li ha accolti a Senigallia - a chiedere giustizia. Ora la Corte di Appello di Messina non potrà più respingere la richiesta sostenendo che sono scaduti i termini e che l'azione andava esercitata - dicevano loro - entro i due anni dalla morte di Marianna, uccisa a 32 anni con dodici coltellate a Palagonia (Catania) il tre ottobre del 2007. Solo che il tutore dei tre bambini, lo zio, in realtà un cugino della vittima, ha ricevuto la nomina il 21 dicembre del 2010 e ha potuto iniziare la causa contro lo Stato il 5 aprile 2011.








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