JESI - «Che tristezza! Non ci sono solo i gendarmi francesi a deportare i migranti. Cose simili accadono anche vicino a noi». A rivelare il caso, con un post sui...
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Una segnalazione che fa sobbalzare e raccoglie condivisioni e commenti scandalizzati, anche eccellenti. E che suscita il parallelo coi fatti saliti alla ribalta nazionale del confine italo- francese. Vittima della vicenda, «uno straniero, di un Paese comunitario, e con disabilità» aggiunge al telefono Pesaresi. «Da qualche giorno l’uomo si è sistemato al di fuori del Centro di accoglienza per senza fissa dimora di via Cascamificio, dove è stato lasciato da questo primo cittadino marchigiano». Sui nomi del sindaco e del Comune in questione, Pesaresi è impenetrabile. «Un centro non della provincia, a un centinaio di chilometri da qui» si limita a dire il direttore dell’Asp. Fatto sta che, spiega Pesaresi: «Il sindaco di questo centro, probabilmente stanco di vedere questa persona in giro, l’ha fatta salire, secondo quanto abbiamo capito, sulla sua auto personale. E poi, facendo dunque pure parecchia strada, l’ha portata fino a Jesi, per poi lasciarla infine davanti al Centro d’accoglienza. Solo, senza alcuna indicazione per lui e senza prendere alcun tipo di contatto con noi e i responsabili della struttura. Il tutto in pieno giorno, quando il Centro, che è destinato all’accoglienza notturna e apre solo intorno alle 18 di sera, è chiuso e non c’è nessuno».
Il sindaco poi è ripartito, abbandonando l’uomo. A quel punto lo straniero, «si è in qualche modo accampato nelle vicinanze del Centro ed è lì da quando ci è stato lasciato- dice Pesaresi- noi stiamo continuando a provare a convincerlo almeno a entrare dentro la sera, per dormire al caldo. Ma per ora non ci siamo riusciti. Anche perché lui è molto sospettoso e diffidente, nei confronti di tutti». La vicenda «abbiamo potuto ricostruirla- dice Pesaresi- da quel poco che siamo riusciti a comunicare con questa persona. Quando si è delineato quanto era accaduto, non ho potuto fare a meno di scriverlo pubblicamente».
Su quali tipi di approfondimenti possa avere la storia, si stanno effettuando le dovute valutazioni. Dal canto suo il direttore dell’Asp spiega: «Con il Comune in questione in questi giorni abbiamo poi naturalmente preso contatto. Ma, devo essere sincero, non è che ne abbiamo ricavato molto. Ci hanno genericamente detto che questa persona avevano provato e avrebbero voluto aiutarla. Ma che l’uomo non era stato collaborativo». A quel punto dunque il viaggio addirittura fino a Jesi, mettendo un centinaio di chilometri di distanza fra l’uomo, che non ha problemi nel deambulare, e il centro marchigiano che ha fatto evocare a Pesaresi la frontiera italo- francese. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico